Cent’anni di sfide educative, dalle guerre al digitale. Così l’Achille Ricci rinnova la sua missione

di redazione

Cent’anni di sfide educative, dalle guerre al digitale. Così l’Achille Ricci rinnova la sua missione

Cent’anni di sfide educative, dalle guerre al digitale. Così l’Achille Ricci rinnova la sua missione


Primo articolo di tre sulla collaborazione di Cremit con l’Istituto Achille Ricci

di Matteo Rigamonti, giornalista e studente del Master in Media Education Manager (Mem)

Dal diritto all’istruzione e una dieta sana per fanciulli gracili e orfani di guerra, fino al sostegno alle famiglie che lavorano e alla cura di un’altra dieta, quella mediale dei nati dopo il 2000, il passo è più breve di quello che possa sembrare. Succede infatti che alle porte di Milano, all’incrocio tra Affori, Bruzzano e Niguarda, affacciato sul centro sportivo Suning dove crescono i giovani talenti nerazzurri, sorga una scuola più unica che rara nel multiforme panorama scolastico lombardo. Un istituto che, nonostante abbia appena compiuto cent’anni, può fregiarsi di un motto (“la tradizione nell’innovazione”) che dimostra tutta la vitalità e freschezza del suo carisma educativo.

Stiamo parlando dell’Istituto Achille Ricci, il plesso che sorge nel cuore verde delle pinete del Parco Nord, in un contesto ricco di storia, ma che è anche crocevia di nuove forme di socialità contemporanea, fatte di integrazione e cambiamenti epocali che entrano nella trama quotidiana della vita di ogni giorno, in quella che un tempo era la periferia della città e che oggi diventa sempre più un vivibilissimo quartiere residenziale in costante rigenerazione, non soltanto urbana.

Nato nell’ottobre 1918, quando si stavano spegnendo le ceneri della Grande Guerra, come Convitto Fanciulli Gracili e Orfani di Guerra, l’Istituto di cui parliamo è stato voluto dalla Croce Rossa Americana che decise di donare 250mila lire all’ex sindaco di Milano, il senatore Emanuele Greppi. Questi si fece carico del mandato di istituire una scuola che curasse l’istruzione dei minori più deboli e ci riuscì grazie anche all’indefesso zelo del personale religioso delle suore Missionarie Zelatrici del Sacro Cuore che continuò incessante fino al 2007.

Allora però la scuola non si chiamava ancora come oggi. Il nome infatti lo deve al Grand’Ufficiale Achille Ricci, industriale del cotone e magnanimo benefattore, che fu nominato commissario prefettizio dell’istituto nel 1928. Senza figli e presto vedovo, Ricci si prodigò in ogni modo per la crescita economica e l’ampliamento strutturale dell’edificio. Con tanto di piscine elioterapiche per la cura della tubercolosi e padiglioni di degenza per gli infettivi, nuove medicine come la penicillina e una sana dieta composta di quattro pasti al giorno per i suoi giovani ospiti.

Intervista a Manuela Ottaviani

Un amore incondizionato, quello di Ricci per l’Istituto, che lo portò a lasciare tutti i beni in eredità all’opera che aveva contribuito a plasmare e che alla sua morte, nel 1944, gli venne giustamente intitolata. Lui che era una personalità indubbiamente originale nel novero dei benefattori del tempo, un “sognatore”, come bene racconta Manuela Ottaviani, autrice di ‘Frammenti e memorie di amore e di vita in Milano, la biografia di Achille Ricci’, edita con Ledizioni, ma anche un visionario dalle idee assai concrete e ben praticabili.

Attraversata la Seconda Guerra mondiale, negli anni 50 e 70, con la diminuzione degli orfani, l’Achille Ricci si concentrò sui minori affidatari tanto che gli fu riconosciuta nel 1978 la qualifica di Istituto di Pubblica Assistenza. Un compito che svolse egregiamente come testimonia l’assegnazione nel 2003 del prestigioso riconoscimento meneghino, l’Ambrogino, benemerenza civica per l’opera di assistenza svolta in tutti questi anni nei confronti dei minori.

Il 2003 è anche l’anno in cui l’Achille Ricci diviene associazione senza scopo di lucro di ispirazione cattolica e da allora, in quanto scuola paritaria coerente con l’ordinamento generale dell’istruzione scolastica, possiede tutti i requisiti di legge per garantire l’equiparazione dei diritti e doveri degli studenti e dunque l’assolvimento dell’obbligo d’istruzione.

L’Achille Ricci fino allo scorso anno scolastico era soltanto scuola dell’infanzia e primaria, ma dall’anno scolastico in corso 2019/2020 si sono aggiunte la sezione primavera, rivolta ai bimbi tra i 24 e i 36 mesi, e la scuola secondaria di primo grado, quelle che un tempo venivano chiamate scuole medie. Tutte le classi sono accomunate dalla mission esplicita di affiancare all’intervento didattico il sostegno alla famiglia e che pertanto sono accompagnate da servizi quali: pre e post scuola, corsi extrascolastici a carattere sportivo o musicale, campus in corso d’anno, che permettono ai minori di trascorrere molte ore della giornata in un ambiente sereno e stimolante per la crescita.

Ed è proprio in questa direttrice che si è inserita la collaborazione con il Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un investimento cui il Cda dell’Achille Ricci ha deciso di dare priorità a partire dallo scorso anno scolastico per puntare sulla formazione dei docenti relativa al curricolo verticale in Media Education e alla didattica con gli Eas (Episodi di apprendimento situato), degli alunni con l’attivazione del curricolo e dei laboratori Medialab per le classi e dei genitori con momenti di formazione specifici sull’educazione digitale. Il tutto con l’obiettivo di accrescere negli alunni la competenza digitale secondo la prospettiva indicata dalla Commissione europea con Raccomandazione del 2009 su alfabetizzazione mediatica in ambienti digitali. Alla quale si aggiungono, per comune volere di Achille Ricci e Cremit, le competenze di tipo informatico e tecnologico grazie ad attività mirate di Media Education calibrate sulle diverse esigenze di ciascun ciclo scolastico con programmi e lezioni strutturate anno per anno, classe per classe.

Intervista a Elena Borgnino

Un nuovo capitolo, quello della Media Education, nella già ricca storia dell’Achille Ricci e che ben si inserisce nella “riscoperta della nostra mission di dedicarci ai ragazzi gracili e indifesi”, come spiega Elena Borgnino, dirigente scolastico dell’Istituto. Ragazzi che per lo più provengono da “famiglie del ceto medio, spesso molto prese dal lavoro, ma che comunque desiderano affidare i loro figli a un contesto educativo ben preciso”. Quelli tra loro che sono più fragili, per le più svariate motivazioni, godono ancora di particolari attenzioni affinché possano esprimere in totale serenità tutto il loro potenziale non soltanto scolastico ma integralmente umano. Una sfida moderna, al passo dei tempi, che l’Achille Ricci ha deciso di accettare e che il Cremit, soprattutto per quanto concerne l’innovazione didattica e l’ambiente digitale, sta contribuendo ad affrontare. Nelle prossime puntate vi racconteremo nel dettaglio come e con quali strumenti.

Primo articolo di tre sulla collaborazione di Cremit con l’Istituto Achille Ricci

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