CremitTikTok: come, perché e per chi

di Maria Cristina Garbui

CremitTikTok: come, perché e per chi

CremitTikTok: come, perché e per chi


di Elisa Farinacci, Martina Migliavacca e Maria Cristina Garbui, CREMIT

  1. Cosa sono i media oggi? Perchè TikTok? – Elisa Farinacci

TikTok, la piattaforma cinese di videomaking e videosharing nata dall’acquisizione della già popolarissima Musical.ly, in poco più di due anni è riuscita a scavalcare social ben più conosciuti come LinkedIn, Twitter, Pinterest e Snapchat. Questo social è entrato nella top five delle app più scaricate contando nel 2020 in Italia 8 milioni di utenti. Per quanto la sua veloce e irruente ascesa, non priva di controversie, TikTok è pienamente figlio della nostra epoca in quanto incontra gli interessi e le diete mediali degli utenti contemporanei per i quali si registra, almeno nelle generazioni più giovani che maggiormente lo popolano, uno slittamento di focus da un utilizzo dei social incentrato sul networking, sulla condivisione del proprio stato e sul monitoraggio delle attività di amici all’utilizzo dei social come luogo di intrattenimento e creatività.

TikTok è il risultato di un percorso evolutivo lineare, lontano da quella che si potrebbe troppo facilmente definire una rivoluzione mediale, ovvero di una creazione che in qualche modo sconvolge completamente quanto abbiamo conosciuto fino ad oggi in campo mediale; non crea una cesura con il passato ma si inserisce perfettamente nelle nostre abitudini di fruizione dei prodotti audiovisivi. TikTok funziona in quanto si inserisce all’interno di un contesto mediale di «Netflixizzazione», ovvero marcato da un flusso continuo di video fruito attraverso uno scrolling verticale continuo dei contenuti, da un’offerta personalizzata di prodotti seriali selezionata attraverso un sofisticato algoritmo ed è compatibile con una visione senza interruzione, e a volte bulimica, definita “binge watching”. La conformazione del formato di TikTok, coerentemente con il sistema mediale contemporaneo, è un’esperienza di prodotti audiovisivi creativi e iper-personalizzati. L’esperienza di TikTok non è solamente una fruizione passiva di contenuti audiovisivi in pillole, ma può anche diventare un vero e proprio laboratorio di sperimentazione di produzioni amatoriali, e semi-professionali dove gli utenti possono sperimentarsi nella narrazione audiovisiva e ad apprendere e utilizzare nuovi alfabeti. 

  1. Si può #imparareconTikTok? – Maria Cristina Garbui

TikTok si implementa: la piattaforma amplifica e diversifica i suoi contenuti di intrattenimento, affiancandoli con video di taglio educativo e didattico. Un cambiamento frutto della costante condivisione e contaminazione di più ambiti all’interno del social stesso. Il filone, categorizzato dall’hashtag #imparaconTikTok, è volto a diffondere post educativo-didattici che spaziano dalla letteratura allo sport, dalla musica al lifestyle, dalla cucina ai viaggi, fino alle questioni sociali. 

Come (ci) si racconta? Ogni creator utilizza un proprio, unico e distintivo tone of voice. I contenuti condivisi dai creator coprono una vasta gamma di categorie, tanto che il tag ufficiale #imparaconTikTok conta già oltre 4,2 miliardi di visualizzazioni ed è tra gli hashtag più popolari su TikTok in Italia dell’ultimo periodo. 

Chi può quindi “imparare con TikTok”?

  • I bambini e i ragazzi. Per i più giovani è naturale esprimersi e relazionarsi con la tecnologia, ed è noto che una maggioranza siano già iscritti al social (anche se formalmente vietato ai minori di 13 anni) o comunque ne siano spettatori e vi si affaccino con diverse dinamiche di interazione: chi si limita a creare contenuti senza postarli, chi crea contenuti, li condivide ed interagisce con i post propri ed altrui, chi visualizza e non interagisce con i post, chi visualizza e interagisce con i post, magari senza pubblicarne alcuno. Le idee dei giovanissimi all’interno della produzione e creazione dei video postati testimoniano la loro conoscenza delle grammatiche interne al social (R. Eugeni, 2018), perché quindi non rilanciarli ad orientarsi anche verso contenuti a scopo didattico-educativo all’interno del contesto scolastico? Potremmo così riuscire a creare un terzo spazio (J. Potter, J. McDougall, 2017) di dialogo e apprendimento reciproco che può unire sia il formale sia l’informale ed avremmo la possibilità di alimentare in loro lo sviluppo del pensiero critico per garantire un ben-essere digitale. 
  • I docenti di ogni ordine e grado. Da una parte, possono utilizzare i video prodotti dai tiktokers (fruendoli da un link condiviso da parte di chi è registrato, oppure selezionandoli accendendo al proprio profilo) all’interno del contesto scolastico per fornire uno stimolo di discussione alla classe, per la presentazione di un topic, per avviare un momento di riflessione, per fissare dei concetti appena affrontati, fornire istruzioni o tutorial utili ad attività laboratoriali o esperienziali. D’altra parte, hanno l’opportunità, rispettando i termini di privacy, di creare un proprio account e proporsi come creator, magari coinvolgendo i propri alunni, di contenuti educativo-didattici ben fatti e rispondenti alle esigenze sia proprie sia di altri colleghi.
  • I genitori. Attivando il collegamento familiare (una sorta di parental control, ovvero uno strumento che consente di collegare tramite un  QR code l’account del genitori a quello del proprio figlio minorenne) possono avvicinarsi a contenuti che il social propone per cogliere al meglio le opportunità di crescita favorite dai momenti dedicati al tempo libero. Nel contempo, hanno la possibilità di capire maggiormente le dinamiche del social ponendosi in dialogo con il proprio figlio, sono stimolati a riflettere su di esse, possono rintracciare dei contenuti che ritengono validi anche per loro stessi, hanno l’opportunità di proporsi a loro volta come creator per esprimere il proprio pensiero all’interno di un “social giovane” in modo più adeguato al contesto.

Sarebbe interessante che le persone arrivassero su TikTok non solo per il divertimento, ma anche per imparare, acquisire una nuova competenza, a livello più profondo. 

TikTok accoglie una mente curiosa che desidera comprendere, analizzare, condividere, interrogarsi, creare, progettare, rilanciare contenuti benfatti (Morin, 2008) all’interno di video brevi della durata di qualche secondo, un formato perfetto per continuare a imparare con una modalità che si adatta allo stile di vita frenetico che molti di noi conducono.

  1. CremitTikTok, uno sfidante contesto di sperimentazione  – Martina Migliavacca

Considerando TikTok come un vero e proprio laboratorio di sperimentazione, il Cremit ha aperto un profilo sul social (cremittiktok) ponendosi una triplice finalità. 

La prima è legata ad una grande quanto impegnativa scommessa: inserirsi nella logica di TikTok in modo consapevole ed integrato, ma nel contempo riuscendo a far emergere un’impronta nuova ed unica. Per fare ciò si è reso necessario uno studio approfondito delle caratteristiche del social che ha portato a delineare in modo esplicito le grammatiche interne ed esterne di TikTok, potendo così sperimentare e produrre in modo consapevole e nuovo.  

La seconda finalità, strettamente legata alla prima, è individuabile nel desiderio di ridurre l’entropia che TikTok, come gli altri social e il Web in generale, genera. 

L’entropia dei sistemi è un termine preso in prestito dal mondo della fisica per indicare che dal Big Bang del Web in poi è stato tutto un tendere a un maggiore numero di stati microscopici. Dalla notevole efficienza della comunicazione da uno a tutti si è passati alla complicazione della comunicazione da tutti a tutti, con possibilità molto maggiori di dispersione dei messaggi. Per cercare di ridurre al massimo l’entropia del nostro sistema di comunicazione è necessario impegnarsi a governare la complessità e la frammentazione con una visione olistica, una profondità di pensiero ben strutturato, un approccio interdisciplinare e il recupero di regole che risultano del tutto imprescindibili quando si comunica attraverso i nuovi media e i social network. Nell’era della comunicazione virale “da tutti a tutti”, avendo la certezza che molta energia verrà dissipata e dispersa nelle successive trasformazioni, l’unico modo per ridurre l’entropia è aumentare il peso specifico del concetto di base, caricandolo di una tale energia da consentirgli di mantenerne in quantità sufficiente per arrivare chiaro e intatto anche agli interlocutori più periferici (A. Contri, 2017).

La terza finalità, non per ordine di importanza, che Cremit desidera perseguire è legata al desiderio di promuovere attenzione e sensibilità verso il tema mediaeducativo: attraverso lo studio e la scelta dei formati e dei contenuti prodotti, si desidera proporre e diffondere uno stile di produzione che, in modo più o meno esplicito, consenta di riflettere ed utilizzare i prodotti con una finalità mediaeducativa. Per esplicitare tale elemento, la produzione dei video trova la propria complementarietà all’interno delle schede di IdenTikTok in cui emerge la spinta operativo-didattica della nostra ricerca all’interno di questo social. 


Bibliografia

FLORIDI, L. (ed.) (2015), The onlife manifesto: The impact exercised by ICTs. Being Human in a Hyperconnected Era, London: Springer.

JENKINS, H. (2013) Spreadable Media: Creating Value and Meaning in a Networked Culture, New York: New York Univesity Press .

McLUHAN, M. (1964), Understanding the media: the extensions of man, New York: McGraw-Hill.

POTTER, J. and MCDOUGALL, J. (2017) Digital Media, Culture & Education: Theorizing Third Space Literacies. London:Palgrave Macmillan 

RIVOLTELLA, P.C. (2020) Nuovi Alfabeti. Educazione e culture nella società post-mediale. Brescia: Scholè.


Per approfondire:

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