di Eleonora Mazzotti, Stefano Pasta e Alessandra Carenzio
Le Università Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (capofila del percorso), Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Università degli Studi di Palermo e Università degli Studi della Basilicata hanno dato vita al progetto DEPICT, risultato vincitore di un bando interuniversitario (CIMEA). L’iniziativa affronta il tema della povertà educativa digitale (PED), intesa come mancanza di risorse e opportunità necessarie per sviluppare le competenze digitali fondamentali per una partecipazione consapevole e critica nel mondo post-digitale.
Le azioni del progetto
Il progetto si sviluppa su scala nazionale e si articola in quattro principali direttrici operative:
- Formazione nelle scuole e nei servizi per l’infanzia: incontri con classi di ogni ordine e grado – dal nido alla scuola secondaria di secondo grado – finalizzati a contrastare la PED.
- Creazione di un Kit per il contrasto alla povertà educativa digitale: una risorsa digitale destinata a insegnanti ed educatori, con materiali, casi studio e strumenti operativi per l’intervento educativo.
- Sviluppo di un corso MOOC: fruibile in modalità self-paced sulla piattaforma EDUOPEN, il corso è rivolto a chi desidera acquisire competenze specifiche per riconoscere e contrastare la povertà educativa digitale.
- Supporto a docenti e genitori: momenti formativi dedicati agli adulti di riferimento per sostenere lo sviluppo di strategie educative efficaci.
La fascia 0–6: sperimentazione concreta al LabZeroSei
A Milano, le attività formative rivolte al personale educativo della fascia 0–6 si sono svolte presso il LabZeroSei, spazio del Comune di Milano dedicato alla prima infanzia. Il percorso ha coinvolto:
- 3 educatrici del Nido
- 10 insegnanti della Scuola dell’Infanzia
Tra aprile e maggio 2025 sono state realizzate 8 ore di formazione per ciascun gruppo, cui seguirà il completamento a giugno con le ore previste per la sperimentazione.
Le partecipanti hanno prodotto materiali digitali e documentazioni pedagogiche che testimoniano l’adozione di approcci innovativi:
- 12 cartoline digitali
- 5 esempi di documentazione pedagogica

Strumenti di monitoraggio (questionari iniziali e schede di valutazione) hanno accompagnato il percorso, evidenziando un alto livello di partecipazione e consapevolezza crescente da parte del personale educativo, in un’ottica di formazione continua e sperimentazione sul campo.
La fascia degli adolescenti: verso una riflessione critica
La sperimentazione rivolta agli adolescenti si è sviluppata nella Città Metropolitana di Milano, coinvolgendo tre scuole secondarie (due di primo grado e una di secondo grado) e un totale di sei classi.
Un Istituto Tecnico Industriale della periferia milanese di Informatica ed Elettronica, ha realizzato:
- 11 meme/immagini animate su temi come fake news, cyberstupidity, phishing;
- 2 testi rap sul tema della povertà educativa digitale;
- 1 presentazione multimediale sull’uso critico del digitale;
- 1 fumetto illustrato sui rischi delle fake news.

Mentre in una scuola paritaria di primo grado, in una zona più centrale della Città, il lavoro è stato inserito nel percorso in preparazione all’esame finale: qui gli studenti hanno integrato quanto appreso nel loro elaborato finale, producendo 10 presentazioni in slide, arricchite da 2 video tematici per ciascun elaborato.
Il confronto con i docenti
Gli insegnanti sono stati accompagnati verso due direzioni:
- la riflessione rispetto al costrutto, in termini di aggiornamento dei quadri concettuali;
- la produzione di strumenti e mediatori da usare in aula, anche pensando di portare in classe il lavoro produttivo sperimentato insieme ai colleghi.
In particolare, è stato costruito appositamente uno studio di caso per sensibilizzare i docenti della scuola secondaria rispetto alla problematica della “povertà educativa digitale”, promuovendo l’analisi in profondità delle sue cause e conseguenze. Lo studio di caso, come sappiamo, consente di stimolare la condivisione di strategie e buone pratiche in un ambiente protetto e basato su un processo simulativo, attraverso l’analisi di una situazione o evento di cui si vogliono provare a rendere manifeste ipotesi, soluzioni, proposte, conseguenze. Esso consente di:
- Attivare la capacità previsionale,
- Diagnosticare cause e bisogni,
- Fare ricerca per creare soluzioni nuove,
- Condividere le proprie conoscenze ed esperienze con il gruppo,
- Ragionare su pro e contro delle diverse ipotesi emerse,
- Prendere decisioni insieme al gruppo,
- Partecipare a scambi comunicativi per raggiungere uno scopo comune.
Oltre al caso, i docenti sono stati coinvolti in un lavoro di creaazione di meme, da usare in classe, con una premessa che ha consentito di ciricostanziare il formato (non tutti i docenti conoscono l’origine del meme) e con una fas finale per confrontarsi sulle modalità di lavoro didattico in classe.
Per supportare questa attenzione sono stati prodotti alcuni job aids, funzionali alla buona riuscita del percorso.
La formazione docenti, come detto, ha visto produrre 10 meme, formato molto interessante per brevità e significato, provando a declinare questa esperienza nella propria didattica.

Un’occasione per riflettere sulla povertà educativa digitale costruendo e sviluppando competenze digitali che permettono di abitare il digitale sempre più nella direzione di una cittadinanza onlife.