Esserci A Settembre!

di Maria Cristina Garbui

Esserci A Settembre!

Esserci A Settembre!


Benvenuti al primo numero della rivista “Essere a Scuola“! Questa è una nuova avventura nel mondo dell’aggiornamento professionale per il Primo Ciclo di Istruzione, e siamo entusiasti di darvi il benvenuto a bordo.

Siamo lieti di annunciare il ritorno della rivista “Essere a Scuola”, edita da Morcelliana, per un altro anno, con la guida esperta di Pier Cesare Rivoltella e il contributo di numerosi membri di Cremit nella redazione. Questo testimonia il nostro impegno costante per fornirvi informazioni e risorse di alta qualità per arricchire la vostra pratica educativa.

Dal settembre 2017, “Essere a Scuola” è disponibile tramite abbonamento, offrendo una ricca gamma di contenuti pensati appositamente per gli insegnanti. La nostra struttura è articolata in rubriche che siamo certi saranno di grande interesse per voi, professionisti dell’educazione.

Speriamo che “Essere a Scuola” diventi la vostra compagna fidata nel vostro percorso professionale, offrendo spunti, idee e approfondimenti che vi aiuteranno a crescere come insegnanti e a offrire un’istruzione di qualità ai vostri studenti. Grazie per essere con noi in questo viaggio, e vi auguriamo una piacevole lettura!

Condividiamo qui l’editoriale, le rubriche e il sommario del primo numero.

Itaca è il viaggio di Pier Cesare Rivoltella

Sicuramente molti di voi ricordano le parole di una bellissima poesia di Costantino Kavafis, una delle tante letture che si possono dare del mito e del personaggio di Ulisse. Kavafis è stato uno dei massimi poeti greci tra ‘800 e ‘900, anche se in Grecia mise piede solo due o tre volte nella sua vita, quasi interamente trascorsa nella nativa Alessandria d’Egitto. Itaca è la sua poesia più famosa, forse il suo capo- lavoro. In essa non si riflette su Ulisse come emblema della ragione occidentale, calcolante e strategica, né su Ulisse eroe della trasgressione che non si accontenta di accettare il limite e si lancia di continuo verso un oltre, né ancora su Ulisse simbolo della forza dei legami che caparbiamente cerca la strada di casa per ritrovare alfine la moglie Penelope e il figlio Telemaco. L’interpretazione del mito è un’altra: «Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. […] Sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio; senza di lei, mai ti saresti messo sulla via. Nulla di più ha da darti. E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare». Potremmo parlare di un’epopea, quasi di una metafisica del viaggio, che assorbe in sé la meta: importante non è arrivare, importante è il cammino che si descrive, perché la vita in fondo è accumulare tesori per strada senza aspettarsi chissà quali ricchezze all’arrivo.

Mi piace giocare su questa evocativa lettura di Kavafis, aprendo la nuova annata di «Essere A Scuola» e provando a dipanare i significati che essa può assumere nel mio, nel nostro caso specifico.

Il bel viaggio

Ricomincia il viaggio, un nuovo viaggio. L’anno scolastico è un viaggio. Lo indica anche il termine con cui si fa riferimento ai contenuti e alle attività che verranno messi in campo per sviluppare gli apprendimenti degli studenti: curricolo. La parola deriva dal latino currere, che significa appunto “correre”. L’anno scolastico è una corsa, o meglio, è una tappa di una corsa più lunga che dura anni e che accom- pagna il bambino e poi il ragazzo verso la professione e la vita. Il viaggio è punteggiato di (dis)avventure, di prove da superare. Tuttavia, sarebbe sbagliato anteporre a tutto questo la meta da raggiungere, considerare il cammino un male necessario, puntare tutto all’esito finale. Si perderebbe gran parte del valore formativo della scuola, che sta appunto nell’esperienza che il viaggio stesso rappresenta. Anche le tappe riuscite male, anche quelle che hanno generato delle sofferenze: la strada verso Itaca è fatta di distrazioni che, come capita nel paese dei Lotofagi, ti possono far dimenticare le ragioni del viaggio, ma anche di insegnanti che vogliono la tua testa come i Lestrigoni. Il viaggio è fatto anche di questi ostacoli, di questi inciampi. Verrà un tempo in cui, come Steve Jobs ebbe a ricordare ai laureandi dell’Università di Stanford, ci si potrà voltare indietro e sarà possibile “unire i puntini”. È un po’ come dire, con Hegel, che ogni passaggio è necessario, che la storia è fatta di ogni suo singolo momento, che il raggiungimento del positivo passa inevitabilmente dal travaglio del negativo. Vale per gli studenti, vale per gli insegnan- ti. Vale anche per noi della redazione di «Essere A Scuola» che stiamo iniziando con questo numero il settimo anno di pubblicazione della nostra rivista. Il viaggio è bello, è bello in sé: subordinarlo alla meta significherebbe non goderne appieno. Sarebbe un peccato!

A bordo di Argo

Ulisse non viaggia da solo. Vale per gli insegnanti e per le loro classi. Difficile ritornare a Itaca da soli. Il viaggio si affronta insieme e l’equipaggio assume il carattere di una piccola comunità. Preoccupa quell’insegnante che non senta “suoi” tutti gli studenti, che non provi in tutti i modi a non lasciarne in- dietro nessuno. Nel giugno scorso e in occasione dei recenti esami di riparazione di settembre ho visto ancora tante, troppe respinzioni. Ho letto sui social l’esultanza di molti insegnanti convinti di aver fatto giustizia, di essere tornati a rendere la scuola una cosa “seria”. Ho sentito equivocare sul significato del merito, confondendo la valorizzazione di ogni singolo studente con la furia selettiva che nulla perdona e non lascia scampo.

Non lasciare indietro nessuno non è “donmilanismo”. Solo un imbecille può identificare la promozione facile con l’idea di scuola del Priore. Solo chi non lo ha mai letto può pensare che la sua proposta fosse basata sulla confusione della scuola con un’idea semplificata della giustizia sociale così da promuovere tutti, anche chi non lo meritasse. Chi lo ha letto sa che a Barbiana si faceva scuola «tutto il giorno, sette giorni la settimana, tutte le settimane, per 365 giorni l’anno». Chi lo ha letto sa che per Don Lorenzo i migliori educatori sono i contadini, «perché non hanno nessuna pietà per i figli». La questione è un’al- tra: è dare a tutti l’occasione di riuscire. Non significa abbassare l’asticella, ma scovare i talenti (ogni ra- gazzo ne ha almeno uno) e fare in modo di valorizzarli. La scuola non può essere un “ospedale che cura i sani”: troppo facile! I sani stanno bene, non hanno bisogno del medico. Fuor di metafora: quelli bravi, dell’insegnante potrebbero fare anche a meno.

Senza di lei, mai mi sarei messo in viaggio

Un’ultima riflessione mi detta la poesia di Kavafis. Cosa ha rappresentato per me Itaca, nella mia pro- fessione, cosa rappresenta? Sui banchi dell’università avevo creduto che significasse fare il professore universitario, e farlo nella mia università, in Università Cattolica. Ma poi, raggiunto l’obiettivo, mi sono accorto ogni anno che passava che il viaggio non era terminato fino a capire, in quest’ultimo anno, che Itaca «nulla aveva più da darmi». Inizio quest’annata ancora come professore dell’Università Cattolica, ma già dal terzo numero sarò un professore dell’Università di Bologna. Certo, senza quell’idea maturata mentre ero studente, mai mi sarei messo in viaggio, ma ora sentivo il bisogno di riprendere il cammino e ho voluto assecondare questo bisogno. Insegnerò al Dipartimento delle Arti, quello che al tempo di Umberto Eco si chiamava DAMS. Per me è un po’ un ritorno alle origini, dato che la mia formazione è avvenuta nell’ambito della filosofia, della comunicazione, delle arti performative. Questo non significa che smetterò di occuparmi di scuola, di formazione degli insegnanti, di tecnologie didattiche e di Media Education. Semplicemente lo farò da un’angolatura nuova, e soprattutto sulla base delle sollecitazioni dei miei nuovi colleghi che (proprio come me) non sono pedagogisti.

Nulla cambia per la rivista. Ne rimango il direttore e non cambia la squadra: l’equipaggio della nave Argo è sempre lo stesso, pronto a solcare di nuovo i mari dell’innovazione didattica e dello sviluppo professionale degli insegnanti. Solo due novità. Elena Piritore lascia la redazione. Aveva animato con Elena Valgolio la rubrica sulle metodologie didattiche e lo ha fatto con passione e competenza, come da suo solito. Elena ha terminato anche il suo periodo di semiesonero come tutor in Università, presso il Corso di Studi in Scienze della Formazione Primaria. La ringrazio per il suo prezioso lavoro e le auguro di ripartire con nuove energie nella scuola. Marzia Luzzini, invece, entra in redazione. Marzia dirige la Scuola Montessoriana di Como; io l’ho conosciuta perché è stata una delle mie tutor a Formazione Primaria. E-Twinning Ambassador, Marzia darà supporto alla rubrica sulla didattica delle discipline occupandosi di didattica della lingua inglese. A lei il mio benvenuto e un grosso in bocca al lupo per il lavoro che dovrà svolgere.

Adesso è tempo di riprendere il mare. Per parte mia seguirò il consiglio di Kavafis: «non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni…». È il mio augurio anche a tutti voi, soprattutto a chi accusasse la fatica e sentisse la tentazione di invocare la pensione. Buon anno!

Per approfondire:

È possibile sottoscrivere l’abbonamento alla rivista per l’a.s. 2023/2024 in versione digitale o cartacea.
Per effettuare l’ordine e avere maggiori informazioni questa è la pagina dedicata: https://www.morcelliana.net/riviste/abbonamenti.

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