Il potere formativo delle comunità di pratica: Etienne e Beverly Wenger-Trayner al Festival Internazionale dell’Educazione di Bresca

di Iole Galbusera

Il potere formativo delle comunità di pratica: Etienne e Beverly Wenger-Trayner al Festival Internazionale dell’Educazione di Bresca

Il potere formativo delle comunità di pratica: Etienne e Beverly Wenger-Trayner al Festival Internazionale dell’Educazione di Bresca


di Simone Rocco, Cultore di Materia di Didattica e Conduttore di Laboratorio di Tecnologie Didattiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia

La prima edizione del Festival Internazionale dell’Educazione “Comunità educative” ha preso ufficialmente il via a Brescia il 4 ottobre nella cornice suggestiva del Salone Vanvitelliano di Palazzo della Loggia con una lectio degli studiosi ed ideatori della teoria delle Comunità di Pratica Etienne e Beverly Wenger-Trayner intitolata “Il potere formativo delle comunità di pratica”.

Il concetto di «Comunità di Pratica», coniato alla fine degli anni Novanta, indica gruppi di individui con un interesse comune, problemi simili o una passione per una particolare area tematica. Questi gruppi si impegnano costantemente nell’approfondimento delle loro conoscenze ed esperienze attraverso interazioni continue. Sono costituiti in modo informale all’interno di organizzazioni, dove gli individui si uniscono spontaneamente per condividere pratiche di lavoro comuni, sviluppando un senso di solidarietà organizzativa e condividendo scopi, conoscenze pratiche, significati e linguaggio comune.

Nel loro intervento Wenger-Trayner hanno ripercorso l’evoluzione della loro teoria dell’apprendimento sociale e delle sue implicazioni pratiche. Sono trascorsi più di tre decenni da quando è stato introdotto il concetto di comunità di pratica e da allora sono successe molte cose, sia a livello teorico che pratico.

Nel tempo la teoria si è evoluta da una visione di apprendimento come obiettivo e traiettoria di una Comunità di Pratica e si è arrivati all’idea che l’apprendimento possa avvenire in una zona di confine all’interno di un panorama di Comunità di Pratica nelle quali “si impara insieme su cosa è necessario fare”. In ultimo l’evoluzione della teoria porta con sé la creazione di valore e l’abilitazione dell’agency con l’idea che un apprendimento risulta significativo solo se viene abilitata la proattività e il protagonismo dei soggetti che costruiscono il significato e il valore di ciò che apprendono. L’idea è quella di un apprendimento sociale come forma di impegno con gli altri. La nozione di impegno reciproco, centrale nell’apprendimento sociale è sottolineata nell’ultimo libro di Wegner e Trayner, Fare la differenza, nel quale viene teorizzato che attraverso il coinvolgimento reciproco, inteso come creazione di valore negli spazi di apprendimento sociale, è possibile fare la differenza dal punto di vista di ciò che viene appreso all’interno di una Comunità di Pratica. Questa prospettiva generale e operativa conferisce rigore teorico alla nozione di apprendimento sociale e richiama tre nuove prospettive concettuali:

  • Gli spazi di apprendimento sociale: mentre la teoria si è tradizionalmente concentrata sulle comunità di pratica come principale struttura di apprendimento sociale, è importante riconoscere che i processi di apprendimento sociale possono effettivamente verificarsi in una varietà di contesti e strutture sociali al di là delle sole comunità di pratica. Ecco perché incorporare il concetto di spazi di apprendimento sociale è essenziale
  • Creazione di valore: l’idea è che l’apprendimento sociale, attraverso la creazione di valori, contribuisce alla capacità di “fare la differenza”.
  • Modalità di apprendimento sociale: la prospettiva della creazione di valore ci consente di individuare differenti modalità attraverso le quali i partecipanti, in uno spazio di apprendimento sociale, creano valore.

L’approccio sociale di Wenger-Trayner sposta l’accento sull’apprendimento e valorizza l’«intelligenza della pratica» e si è affermato «perché aumentano incertezza e complessità. Quando non ci sono certezze, non si può aspettare l’uscita di un manuale o che si trovi un gruppo di esperti in grado di affrontare problemi nuovi e inattesi. Pensiamo a quanto è successo, per esempio, alle università durante il Covid: nessuno sapeva come riorganizzare la didattica e l’unica soluzione è stata mettersi in contatto con gli altri atenei per capire come stavano affrontando l’emergenza. Che cos’è stata questa strategia, se non ciò che noi chiamiamo una “comunità di pratica”? Un gruppo di persone consapevoli che occorre “imparare in movimento”, “inventando” sul momento la strada da percorrere».

Secondo Wenger-Trayner, l’apprendimento avviene sul confine di ciò che non è ancora noto, che è ancora da scoprire e ha un potere trasformativo. E che consente di “fare la differenza”, come recita il loro ultimo libro, solo quando è caratterizzato da “agency”, cioè da proattività, da spirito d’iniziativa e dalla consapevolezza propria di chi sa attribuire un significato alla propria azione. «È fondamentale promuovere l’interesse per ciò che le persone fanno e per il modo in cui l’apprendimento le aiuta a fare la differenza per ciò a cui tengono» hanno affermato gli ideatori delle comunità di pratica.

Per approfondire, Festival Internazionale dell’Educazione “Comunità educative”

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