Instagram, Whatsapp e Telegram per la pastorale giovanile

di Iole Galbusera

Instagram, Whatsapp e Telegram per la pastorale giovanile

Instagram, Whatsapp e Telegram per la pastorale giovanile


di Angelo Bertolone

Formazione Weca – Diocesi di Roma, 21/02/2024

Nella cornice del Palazzo Lateranense, sede del Vescovo di Roma, si è svolto il terzo appuntamento del corso “Dal sito Parrocchiale al Metaverso. Istruzioni per l’uso”, iniziativa di formazione promossa dalla Diocesi di Roma in collaborazione con l’associazione dei Web cattolici (WECA).

I lavori sono stati introdotti dai saluti istituzionali di don Alfredo Tedesco (direttore della pastorale giovanile della diocesi di Roma) e da Fabio Bolzetta (Presidente di WECA).

Nel primo intervento, Danilo Di Leo (WeCa), ha presentato le app di WhatsApp e Telegram come utili strumenti per la pastorale. Dopo aver invitato i partecipanti alla compilazione di un piccolo questionario con l’obiettivo di scoprire il livello di conoscenza degli strumenti da parte della platea, ha passato in rassegna alcune funzionalità molto importanti ma, allo stesso tempo, poco usate:

  • il backup di WhatsApp, sottolineandone l’importanza quando si cambia il dispositivo per non perdere le chat;
  • la verifica in due passaggi su WhatsApp e Telegram per evitare che gli account possano venire clonati;
  • le limitazioni sulla privacy per fare in modo che solo i contatti possano visualizzare le informazioni personali;
  • i messaggi effimeri di WhatsApp e le chat segrete di Telegram per aumentare il livello di privacy delle conversazioni.

In un secondo momento, ha illustrato le funzionalità di WhatsApp e Telegram che possono essere usate per la pastorale come i Canali e le Community. Soprattutto sulle Community si è soffermato per spiegare come, nell’ambito delle comunicazioni parrocchiali, questo possa essere lo strumento ideale per diffondere informazioni su un bacheca condivisa unendo insieme i gruppi e le persone interessate.

Ha infine dimostrato come i bot di Telegram possano essere usati anche al servizio di una comunità parrocchiale. Dopo aver invitato i partecipanti ad iscriversi al canale Telegram di WeCa, tramite un bot precedentemente configurato, ha fatto in modo che venisse condiviso automaticamente nel canale un articolo pubblicato in quel momento sul sito web dell’associazione, spiegando come la stessa cosa possa essere fatta anche con i siti web della parrocchia o di altre associazioni.

Nel secondo intervento, Angelo Bertolone (CREMIT) si è concentrato sull’utilizzo di Instagram per la pastorale giovanile partendo da tre piste di riflessione:

  1. come provare a utilizzare il digitale per vivere le relazioni nella comunità ecclesiale?
  2. Instagram, può essere uno strumento utile anche nel contesto pastorale?
  3. Per il sacerdote incaricato della pastorale giovanile, Instagram può essere una buona occasione per organizzare e far conoscere le proposte educative e magari avviare un dialogo con i giovani?

Dopo un primo framework che ha provato a delinerare le caratteristiche della società onlife (Floridi 2014) in cui tutto è ibrido e dove è necessario ripensare il rapporto uomo – macchina. Una realtà complessa, quella contemporanea, che è fondamentale comprendere per sviluppare una connessione tra autorialità, cittadinanza e creatività digitale e promuovere una maggiore consapevolezza riguardo alle potenzialità e alle conseguenze dell’essere produttori di contenuti, applicazioni e servizi al tempo dell’onlife.

Attraverso i nuovi media, ragazzi e ragazze hanno cominciato, probabilmente per la prima volta nella storia, a personalizzare l’uso di strumenti nati per gli adulti e a prendersi spazi inizialmente non destinati a loro, modificandoli e vivendoli al di fuori della supervisione degli adulti. Nuove opportunità per far sentire la propria voce e partecipare alla vita della propria comunità. Gli adulti di riferimento (sacerdoti, educatori, genitori, ecc…), quindi, sono chiamati a comprendere questa opportunità e a guidare i giovani verso un utilizzo virtuoso dello strumento.

Al termine di questo inquadramento e dopo aver risposto ad alcune domande sul “senso” dello stare in rete consapevolmente, si è cercato di fornire alcuni esempi pratici per l’annuncio del Vangelo sul web sociale in generale e su Instagram in particolare.

  1. Tenere informati: una prima possibilità offerta da Instagram è quella di tenere informati i giovani rispetto alle iniziative dell’oratorio e della pastorale giovanile diocesana. I giovani non leggono spesso le mail e il modo più semplice è quello di realizzare dei post su Instagram, frequentato quotidianamente da adolescenti e giovani. Con una semplice immagine o un’infografica, possiamo raggiungere velocemente molti parrocchiani che potrebbero essere interessati a “non perdersi” le proposte.
  2. Documentare: creare occasioni di storytelling utilizzando un dispositivo pedagogico che affonda le sue radici nel passato (es. Vangeli, tradizioni orali, affreschi nelle basiliche, storie dei nonni, ecc…). Questa è una esigenza tipicamente umana. Esiste da sempre, sono solo cambiate le modalità di trasmissione dei contenuti. Le foto dei campi scuola, i momenti di gioco in oratorio, le proposte di volontariato per i più grandi e molto altro potrebbero essere raccolti e messi a disposizione di tutti; visivamente, nel proprio profilo, appena sotto la nostra presentazione, si possono vedere delle icone che documentano le nostre attività, suddivise per tematiche.
  3. Favorire l’interazione: esistono tanti modi di sfruttare le storie di Instagram; con le brevi sequenze di video o di immagini con testi è possibile rivolgersi direttamente ai propri followers e così favorire l’interazione con i giovani. Le risposte possono offrire ai referenti della Pastorale Giovanile l’occasione di raccogliere il punto di vista dei giovani. Un passo per avviare un dialogo che parta dall’ascolto dei propri interlocutori.
  4. Accompagnare i giovani: un’altra possibilità può essere quella di accompagnare i giovani nel loro percorso personale. Rimanendo coerenti con il linguaggio tipico della piattaforma, si può pubblicare periodicamente un’immagine evocativa, magari accompagnata da una riga di testo, per far sì che i giovani si lascino interpellare personalmente dalla Parola.
  5. Offrire contenuti di qualità: per le sue caratteristiche, Instagram può essere efficace anche per offrire contenuti di qualità a tante persone, per partecipare alla produzione culturale del nostro tempo, anche tramite delle dirette video. Ad esempio, possono essere occasione per dare forma a reti educative, magari dando proprio la parola alle persone di riferimento del territorio (un dirigente scolastico, il parroco). Cosa potrebbe accadere se il sacerdote responsabile della pastorale giovanile intervistasse anche qualche giovane influencer del territorio? Di certo tutti i video realizzati possono essere raccolti e costituire un archivio di contenuti che “hanno il profumo del Vangelo”.

La serata si è chiusa con un momento di coinvolgimento attivo dei corsisti che hanno manifestato a parole il tanto interesse per le tematiche affrontate, per le risposte ricevute dai formatori e con la consapevolezza che tornando nelle proprie comunità sia possibile mettere in pratica quanto appreso e immaginare, in futuro, altri approfondimenti sui temi affrontati che si renderanno necessari per presidiare in maniera efficace Instagram, Whatsapp e Telegram per fare arrivare a tutti il buon profumo del Vangelo nella società onlife.

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