di Melissa Facchetti
Il 13 giugno 2025 si è tenuto, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il convegno “Educazione tra tecnologie digitali e intelligenza artificiale”, organizzato nell’ambito del corso di Dottorato in Scienze della Persona e della Formazione, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia.
L’evento si è aperto con i saluti di Domenico Simeone, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, che ha affermato l’importanza del confronto e della ricerca sull’impatto che le tecnologie e l’IA hanno sulla vita di ciascuno, mettendo al centro la persona. Ricordando che ogni innovazione è accompagnata da reazioni polarizzanti e semplicistiche, che nel caso specifico dividono l’opinione tra tecnofobi e tecnofili, ha ribadito con forza che il compito dell’educare è intrinsecamente umano e che la responsabilità educativa sta nell’affrontare le sfide, senza trovare scorciatoie, che spesso nascondono l’incapacità di educare.
Simeone afferma che Il vero pericolo “è l’elusione dell’educazione, il rischio che l’educazione non ci sia tra le tecnologie digitali e l’IA, venga in qualche modo espulsa, delegata o abdicata. (…) Il vero tema per noi è non abdicare al compito e alla responsabilità educativa, avendo il coraggio e la capacità di stare anche tra le tecnologie digitali e l’IA, mettendone a frutto tutte le potenzialità e conoscendole a fondo per coglierne anche i potenziali rischi”.
Nell’introdurre i relatori, Antonella Marchetti, coordinatrice del Dottorato in Scienze della Persona e della Formazione e Direttrice del Dipartimento di Psicologia, ha ricordato come Papa Francesco avesse colto l’importanza di queste sfide, suggerendo come necessità la capacità di osservare le interazioni con le tecnologie digitali e l’IA con “La sapienza del cuore”, citando il libro curato da Stefano Pasta e Vincenzo Corrado.
Sulla base delle istanze emerse, l’intervento di Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, ha illustrato la visione che la fondazione ha dell’educazione, in relazione anche con le tecnologie digitali: un’educazione democratica della conoscenza, che sappia essere responsabile e inclusiva, capace di portare benefici a vantaggio di tutti. Per implementare questa visione dell’educazione, è stato elaborato un framework concettuale che vuole tener conto sia dell’accelerazione e della convergenza del sapere tipiche del nostro tempo, sia delle sfide globali dell’umanità (cambiamento climatico, povertà, guerre…). Partendo dal presupposto che l’educazione deve offrire una realizzazione piena dell’uomo, proponendo quindi una visione di autoimprenditorialità, è stato elaborato il concetto di “ecosistema personale”, inteso come un sistema complesso di fattori interni ed esterni che influenzano l’individuo, e che lo aiutano a capirsi e a capire cosa serve per autodeterminarsi in relazione con gli altri. Sulla base di questa teoria è stato elaborato uno strumento autovalutativo flessibile e personalizzabile (Personal Ecosystem Canvas), che aiuta le persone in formazione a comprendere le aree di potenzialità già maturate, ma soprattutto a elaborare una visione di se stessi nel futuro e individuare tramite un esercizio (un Pitch) le aree di sviluppo. Molina ha poi presentato alcuni progetti della fondazione che utilizzano le tecnologie digitale e in particolare l’IA per sviluppare l’autoimprenditorialità e fare ricerca, illustrando il modello “Educazione per la vita”, che oltre alla formazione personale vuole perseguire anche una sostenibilità olistica.
Stefano Pasta, ricercatore di Didattica e pedagogia speciale, ha approfondito il tema della mediazione dei sistemi di intelligenza artificiale con la conoscenza e, come ricaduta, l’impatto nel mondo della scuola. Innanzitutto, ha richiamato tre elementi per definire lo sfondo sociale e comunicativo dentro il quale collochiamo le riflessioni scientifiche attorno all’IA, ovvero i concetti di post-digitale e post-mediale, piattaformizzazione e datificazione. Ma ha posto in evidenza anche lo scenario in prospettiva, poiché oggigiorno ci troviamo in una fase di trasformazione, da una Narrow AI (sistemi ristretti, che assolvono a compiti specifici) verso una General AI (sistemi che sanno assolvere a più compiti simili a quelli cognitivi umani). È verosimile ipotizzare che dovremmo iniziare a porci domande relative a come ci si comporterà di fronte al probabile avvento di una Super AI, in grado di assolvere a tutti i compiti cognitivi della mente umana in maniera più performante dell’uomo. Si pone quindi una domanda profondamente umana, che cambia i parametri stessi dell’algoretica (studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione degli algoritmi): non solo interrogarsi sul senso e sul valore della condivisione del mondo con macchine intelligenti, ma con macchine “più intelligenti” dell’uomo. Pasta spiega come queste prospettive obbligano a interrogarci sulla misurazione delle intelligenze, ma anche dei sistemi educativi. Coerentemente con questa prospettiva, è stato citato il documento “Introducing the OECD AI Capability Indicators”, elaborato dall’OCSE il 5 giugno 2025 , nel quale si propongono degli indicatori per misurare le capacità di intelligenza dei chatbot: attraverso questo lavoro si esemplifica quanto sia forte l’impatto dell’IA e come possa incidere nei processi di trasposizione didattica tipici del lavoro del docente. Non meno rilevante, è il problema di come i chatbot vengano addestrati e quindi il problema legato alla datificazione. Pasta spiega come tutte queste “scorciatoie” interrogano apertamente la scuola e chiedono una rivalutazione della progettazione del sistema scolastico. Tra i passi più importanti che la scuola deve intraprendere per rapportarsi con l’IA vi è quello di chiedere e valorizzare i processi di produzione di pensiero e non i prodotti, elementi offerti anche dal machine learning attraverso percorsi molto distanti dal pensiero umano.
Pasta propone infine un veloce panorama di come la ricerca pedagogica si sta muovendo attorno alla relazione tra didattica e IA: IA come supporto all’insegnamento delle discipline scolastiche, IA come oggetto di riflessione pedagogica, IA come vera e propria literacy e IA come alleato della didattica speciale. Allo stesso tempo si trovano modelli interpretativi che provano a organizzare il rapporto tra IA e didattica: i principali sono l’Artificial Intelligence in Education (AIED), che propone di educare con l’IA, educare all’IA, educare l’IA (Panciroli, Rivoltella, 2023) e l’Artificial Intelligence Literacy (AIL). Viene proposto anche uno studio che, partendo invece dalla didattica, cerca di individuare quali competenze didattiche è necessario stressare al tempo dell’IA (Brichetto, Marangi, Pasta 2025). In conclusione, Pasta propone di ricercare il proprio sguardo attorno all’IA e alle tecnologie digitali in rapporto alla didattica inserendolo in un contesto ampio, che spazia dal contesto geopolitico fino al lavoro in classe.
La professoressa Marchetti conclude l’incontro con una riflessione provocatoria legata al termine “intelligenza”, con il quale è stata nominata e che quindi induce a considerare somiglianze e differenze tra macchina e uomo, proponendo una logica sostitutiva dell’intelligenza umana.