Media Literacy e Misinformation. Affrontare la Complessità del Presente Digitale

di redazione

Media Literacy e Misinformation. Affrontare la Complessità del Presente Digitale

Media Literacy e Misinformation. Affrontare la Complessità del Presente Digitale


di Matteo Mancini

Siamo continuamente esposti a una quantità enorme di informazioni online. Non tutte corrispondono al vero o sono correttamente costruite: alcune sono sbagliate ma in modo involontario, altre sono create apposta per ingannare o manipolare. La diffusione della misinformazione (misinformation, senza l’esplicita intenzione di ingannare) e disinformazione (disinformation, informazione falsa diffusa con l’intenzione di ingannare le persone) rappresenta una sfida per la democrazia e per la partecipazione consapevole dei cittadini. Ne avevamo parlato anche nelle smart cards prodotte da CREMIT per il Safer Internet Day 2025, accessibili gratuitamente qui (il link è nell’articolo).

Secondo una recente ricerca della London School of Economics The Potential for Media Literacy to Combat Misinformation: Results of a
Rapid Evidence Assessment
(Anstead, Edwards, Livingstone & Stoilova, 2025) – che ha analizzato dieci anni di studi, gli interventi educativi ben progettati possono davvero rafforzare la nostra capacità di difenderci dalla misinformation. Ma è fondamentale non ridurre tutto a semplici “trucchi” tecnici: servono percorsi educativi complessi, che coinvolgano il pensiero critico, l’esperienza personale e la riflessione.

Non è solo saper usare la tecnologia. È soprattutto comprendere i messaggi che ci arrivano dai media, sapere come sono costruiti, chi li produce e con quali obiettivi. Gli interventi più efficaci, secondo la ricerca, sono quelli che:

  • aiutano le persone a riflettere in modo razionale su ciò che vedono e leggono online;
  • sviluppano pensiero critico, cioè la capacità di analizzare le informazioni e valutarne la credibilità;
  • incoraggiano la riflessività, spingendo le persone a interrogarsi su come interagiscono con i contenuti digitali.

Ad esempio, studi come quelli di McGrew (2020) e Mason et al. (2014) mostrano che anche brevi corsi possono migliorare le capacità di valutare le fonti online. Altri, come quello di Tsipursky, Votta e Roose (2018), suggeriscono che prendere un impegno consapevole contro la misinformation, come il Pro-Truth Pledge, può rinforzare l’attenzione critica nell’uso delle notizie.

Un modo innovativo per imparare a riconoscere le fake news è quello di usare il gioco e i videogiochi. Il gioco online Bad News, ad esempio, permette agli utenti di vestire i panni di chi crea notizie false. Così facendo, imparano a riconoscere le tecniche di manipolazione in modo attivo e coinvolgente (DROG, 2025).  Questa tecnica si collega al principio dell’inoculazione psicologica: come un vaccino, si propone una versione “leggera” di una fake news, spiegando perché è falsa. Questo aiuta a sviluppare una sorta di “immunità mentale” alla disinformazione (Roozenbeek & van der Linden, 2020; Basol et al., 2020).

Bad News è stato oggetto di analisi nell’articolo di Alessandra Carenzio “Potenziare le competenze di information literacy tra gli adolescenti attraverso i videogiochi. Analisi di alcune proposte ludiche significative“, per fornire alcuni esempi utili nel corso del progetto Europeo Yo Media, a cui CREMIT ha contributo lo scorso anno.

Il consorzio ha prodotto un gioco online e in versione App (Data Defenders) pensato per allenare le competenze critiche e riflessive dei ragazzi e delle ragazze in tema di accesso e gestione delle news. Il gioco propone situazioni quotidiane legate all’uso del web, dei social network e delle notizie online, sollecitando l’utente a fare scelte consapevoli e a riflettere sulle proprie abitudini informative, in un tower defense game.

Le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale generativa, hanno reso la situazione ancora più complessa. Oggi è possibile creare video, immagini e testi completamente inventati ma incredibilmente realistici (ne parliamo nel MOOC legato a Yo Media). Questo rende sempre più difficile distinguere tra vero e falso – non solo per le persone comuni, ma anche per i ricercatori (Anstead et al., 2025). Serve quindi anche una nuova alfabetizzazione visiva e digitale (Aljalabneh, 2024).

Nonostante i risultati incoraggianti, lo studio mette in luce diversi limiti della ricerca sul tema:

  • Le definizioni di “disinformazione”, “misinformazione” e “media literacy” sono spesso incoerenti o troppo generiche (Potter, 2022; Tandoc et al., 2018).
  • Gran parte degli studi è stata condotta nei Paesi del Nord Globale, lasciando poco spazio a contesti come l’Africa, l’Asia o l’America Latina, dove la misinformazione assume forme diverse (El Mokadem, 2023).
  • I campioni sono spesso limitati, ad esempio studenti universitari, e non rappresentano l’intera popolazione.
  • Mancano studi di lungo periodo, capaci di osservare se gli effetti educativi durano nel tempo.

Per essere davvero efficace, l’educazione ai media deve essere ripensata in modo più ampio. Gli autori della ricerca propongono di adottare una visione ispirata a Buckingham (2015), in cui non ci si limita a insegnare “come fare”, ma incoraggia a capire i contesti culturali, politici e sociali in cui le informazioni circolano.

È fondamentale anche valorizzare il ruolo attivo dell’utente, ovvero l’idea che ogni persona possa essere non solo consumatrice, ma anche produttrice e interprete critica dei messaggi mediali (Stoilova & Livingstone, 2024). In particolare, nella ricerca si discute di creative agency.

Quali direzioni per l’educazione? I risultati della ricerca indicano quattro priorità:

  1. Integrare approcci pedagogici e psicologici, creando percorsi che uniscano strumenti pratici e riflessione critica (Guess & Lyons, 2020).
  2. Estendere le ricerche e le azioni ai contesti meno esplorati, come i paesi marginalizzati o le comunità più vulnerabili.
  3. Accedere ai dati delle piattaforme digitali, per capire meglio come le persone si informano e come cambiano i loro comportamenti.
  4. Progettare interventi flessibili, capaci di adattarsi a un ambiente informativo in costante evoluzione (Kaiser, Vaccari & Chadwick, 2022).

La Media Literacy da sola non basta a fermare la misinformazione, ma può essere uno strumento fondamentale per costruire consapevolezza, senso critico e resilienza. Educare alla complessità non significa semplificare il problema, ma fornire gli strumenti per affrontarlo con intelligenza e responsabilità.

In un mondo in cui le verità sono spesso manipolate e messe in discussione, formare cittadini e cittadine capaci di orientarsi, interrogare le fonti e partecipare attivamente alla vita democratica è una delle sfide educative più importanti del nostro tempo.

Riferimenti

  • Aljalabneh A. A. (2024). Visual media literacy: Educational strategies to combat image and video disinformation on social media. Frontiers in Communication, 9. doi:10.3389/fcomm.2024.1490798
  • Anstead, N., Edwards, L., Livingstone, S., & Stoilova, M. (2025). The Potential for Media Literacy to Combat Misinformation: Results of a Rapid Evidence Assessment. International Journal of Communication, 19, 2129–2151. https://ijoc.org/index.php/ijoc/article/download/23549/5009
  • Carenzio, A. (2024). Potenziare le competenze di information literacy tra gli adolescenti attraverso i videogiochi. Analisi di alcune proposte ludiche significative. QTimes – Journal of Education, Technology and Social Studies, 16(1), 26–41. https://www.qtimes.it/?p=file&d=202409&id=carenzio_qtimes-jetss_lug24_1.pdf
  • DROG. (2025). Bad news [online game]. The Hague, The Netherlands: Gusmanson. Retrieved from https://www.getbadnews.com/en
  • El Mokadem, S. (2023). The effect of media literacy on misinformation and deep fake video detection. Arab Media & Society, 35(Winter/Spring), 115–138. doi:10.70090/SM23EMLM
  • Guess, A., & Lyons, B. (2020). Misinformation, disinformation, and online propaganda. In N. Persily & J.Ticker (Eds.), Social media and democracy: The state of the field, prospects for reform (pp. 10–33). Cambridge, UK: Cambridge University Press.
  • Kaiser, J., Vaccari, C., & Chadwick, A. (2022). Partisan blocking: Biased responses to shared misinformation contribute to network polarization on social media. Journal of Communication, 72(2), 214–240. doi:10.1093/joc/jqac002
  • Mason, L., Junyent, A. A., & Tornatora, M. C. (2014). Epistemic evaluation and comprehension of websource information on controversial science-related topics: Effects of a short-term instructional intervention. Computers & Education, 76, 143–157. doi:10.1016/j.compedu.2014.03.016
  • McGrew, S. (2020). Learning to evaluate: An intervention in civic online reasoning. Computers &Education, 145, 1–13. doi:10.1016/j.compedu.2019.103711
  • Potter, W. J. (2022). Analysis of definitions of media literacy. Journal of Media Literacy Education, 14(2), 27–43. doi:10.23860/JMLE-2022-14-2-3
  • Roozenbeek, J., & Linden, S. V. D. (2020). Breaking Harmony Square: A game that “inoculates” against political misinformation. Harvard Kennedy School Mis/information Review. Retrieved from https://misinforeview.hks.harvard.edu/article/breaking-harmony-square-a-game-that-inoculatesagainst-political-misinformation
  • Tandoc, E. C., Lim, Z. W., & Ling, R. (2018). Defining “fake news.” Digital Journalism, 6(2), 137–153.doi:10.1080/21670811.2017.1360143
  • Tsipursky, G., Votta, F., & Roose, K. M. (2018). Fighting fake news and post-truth politics with behavioral science: The Pro-Truth Pledge. Behavior and Social Issues, 27, 47–70.doi:10.5210/bsi.v27i0.9127
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