Podcasting a scuola

di Iole Galbusera

Podcasting a scuola

Podcasting a scuola


di Eleonora Mazzotti

Parlare di podcasting significa pensare a quel particolare processo che porta alla creazione di un file audio, ovvero una registrazione. E’ possibile condividerlo grazie a Internet ed è facilmente fruibile collegandosi alla piattaforma su cui è caricato: sono sufficienti un dispositivo con una connessione (computer, tablet, telefono) e pochi click.

Fare podcasting a scuola è semplice ed economico perché e non richiede un’attrezzatura particolare, ma significa trasformare la classe in una vera e propria redazione in cui gli studenti creano “oggetti culturali[1].
L’insegnante? E’ il regista, il caporedattore che coordina e gestisce il lavoro per  accompagnare la classe a registrare una pillola audio, una serie di clip, una “trasmissione radio”, un audio trailer e quant’altro.
Il processo di elaborazione e registrazione di un podcast mette in gioco molteplici competenze: individuare e circoscrivere il tema, cercare le informazioni, stabilire se le fonti siano attendibili o meno, rielaborare contenuti, cogliere aspetti coerenti e critici, scrivere la traccia, registrarla, riascoltarla per verificarne la riuscita e infine pubblicare il file.
Il podcasting è inoltre un ottimo mezzo per rileggere esperienze e attività scolastiche sia dal punto di vista personale che di gruppo classe, produrre e simulare interviste a personaggi famosi (quali? Chiunque, da Assurbanipal a Greta Thunberg ad esempio), raccontare la trama di libri e film, ma anche lasciare la massima libertà di espressione per contribuire allo sviluppo delle competenze espressive nelle prime classi della primaria.
Lavorare come una redazione aiuta inoltre a sviluppare competenze sociali e la capacità di “imparare a imparare[2]: i bambini sono chiamati a collaborare in piccolo gruppo per giungere ad una sintesi comune, risolvendo eventuali problemi e trovando accordi di fronte ad essi.
Creare una Radio Web permette di documentare il lavoro svolto in classe, può fungere per così dire da “portfolio”: permette di tenere traccia e memorizzare.
Non solo, il docente può creare una playlist di podcast da utilizzare per l’esercizio delle capacità di analisi e di ascolto.
La radio è uno strumento al servizio del senso critico. Riprendendo il pensiero del pedagogista Celestin Freinet, la radio crea le condizioni per non separare la scuola dalla vita, porta nelle mura di scuola il quotidiano e lo “rilancia” nuovamente all’esterno dove potrà essere ulteriormente rimesso in discussione.

L’ultima sollecitazione attorno alla pratica da fare radio e podcasting in classe si connette ad un tema molto attuale: se ci riflettiamo, la radio funziona come dispositivo di “tecnologia di comunità[3]. Questo non solo perché i bambini collaborano e sviluppano competenze sociali e trasversali alla vita di buon cittadino, ma proprio perché la tecnologia  ricopre un ruolo funzionale all’attivazione e al mantenimento dei legami in classe.


[1] Espressione di Francastel (2005) in “Lo spazio figurativo dal Rinascimento al Cubismo”.

[2] Si fa qui riferimento alle competenze chiave per l’apprendimento permanente  nel documento “Raccomandazione del Parlamento Europeo Parlamento Europeo e del Consiglio”. Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, 8 dicembre 2006,

[3] Rivoltella P.C. (2017), Tecnologia di comunità, La Scuola, Brescia.

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