Tutte le novità dell’EaS Day 2019. Ecco chi c’era e gli interventi dei relatori

di redazione

Tutte le novità dell’EaS Day 2019. Ecco chi c’era e gli interventi dei relatori

Tutte le novità dell’EaS Day 2019. Ecco chi c’era e gli interventi dei relatori


di Matteo Rigamonti, giornalista e studente del Master in Media Education Manager (Mem)

Un’idea di scuola moderna è fatta di tradizione e innovazione, frutto di sapienza didattica e autonomia insieme. Ci vogliono passione e sperimentazione continua per educare, ma anche creatività e metodo. Sono solo alcune delle innumerevoli coppie concettuali su cui si è articolato il 6° EaS (Essere a Scuola) Day, la Giornata di studio organizzata dal Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione, alla Tecnologia (Cremit), l’Università Cattolica di Brescia – Formazione permanente, l’Editrice Morcelliana Scholé, la Fondazione Cogeme onlus, la Fondazione Brescia Musei.

A fare gli onori di casa nella splendida cornice dell’Auditorium del Museo di Santa Giulia, in pieno centro storico a Brescia, Francesca Bazoli presidente della Fondazione Brescia Musei e di Morcelliana Scholé. Un luogo “unico”, ha esordito Bazoli, al centro di una “direttrice” che dal parco archeologico romanico, tra i più importanti d’Italia, giunge fino alla “pluralità di testimonianze artistiche” che qui sono raccolte. La presidente di Fondazione Brescia Musei, prima di lasciare la parola ai relatori, si è detta inoltre felice di poter contribuire ad “avvicinare gli studenti alle radici del bello”.

Diversi i volti presenti fin dalla prima edizione dell’EaS Day – quando l’acronimo ancora stava a significare esclusivamente Episodi di Apprendimento Situato, metodologia didattica per cui l’Università Cattolica è nota in tutta Italia – , ha constatato Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit e docente di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione. “Il senso di una giornata di studio come questa”, ha aggiunto Ennio Pasinetti, è alimentare la “capacità di guardare oltre”.

“Celebriamo con qualche giorno di ritardo il Teachers’ Day”, ha rilanciato il discorso Rivoltella, mettendo a tema l’idea di scuola che piace al Cremit e di come il centro intende l’essere a scuola (che è diverso da “starci” soltanto).
Innanzitutto “fai scuola se sei mosso da una passione”, ha detto Rivoltella prima di esporre quattro punti cardine alla base di questa sua idea di scuola. Primo: “forzare il dispositivo-scuola”, inteso come insieme di forme, classi, corridoi, ruoli e sanzioni. Secondo: “la scuola si fa con arte e con metodo”; al Cremit, infatti, non c’è spazio né per una scuola “gabbia” né per “l’anarchia creativa”. Terzo: il “digitale come opportunità”, ma a patto che la tecnologia sia sempre “innervata nell’umano” e “dentro la sapienza didattica” (Rivoltella non crede nei “miracolismi tecnologici”). Quarto: l’insegnante come perenne “incompiuto” a tre livelli: “mai sentirsi arrivati e mai smettere di imparare”, consapevolezza che anch’egli è “fallibile” ed “essere sempre aperti all’oltre” (anche quello con la “O” maiuscola), all’altro, al diverso, in ricerca costante di uno spazio di comunicazione.

Rivoltella ha poi dedicato il cuore del suo intervento al digitale nel contesto della scuola odierna e di una società “trasparente, mediatizzata e oracolare”, dove i dati hanno perso il nesso con le cose concrete, che “viaggia troppo veloce” e in cui urge “rilanciare il pensiero critico” (tema “classico” della media education), “responsabilizzare” i giovani nella fruizione dei nuovi media (in tal senso la scuola è un preziosissimo “laboratorio morale”) e recuperare il concetto di “analogia alla base di ragionamenti in cui non c’è più tempo di analizzare tutti i dati che abbiamo a disposizione perché esaminarli in modo esaustivo renderebbe non tempestive le nostre decisioni ”.

In conclusione del suo intervento Rivoltella ha citato Paulo Freire dicendo che “al centro di ogni insegnamento c’è un attraversamento” e che “il cambiamento dipende solo da noi”, non dalla politica o da chi ci aspettiamo possa o debba modificare le regole del gioco.

Dopo Rivoltella è stato il turno di Roberto Diodato, docente di estetica all’Università Cattolica e di Antonio Borgogni, docente dell’Università di Bergamo specializzato in teorie, metodi e didattiche dell’attività motoria. Il primo ha speso bellissime parole, che hanno calamitato l’attenzione dell’uditorio (una platea di centinaia di docenti di scuole di ogni ordine e grado, per la maggioranza donne), per illustrare una dinamica che a suo avviso sta alla base dell’attuale “emergenza educativa”: la crisi del “sistema della percezione”. “Dobbiamo imparare di nuovo – ha detto – a percepire: è qualcosa di essenziale”. Specie per i più giovani. Riscoprire il valore conoscitivo ed esistenziale di parole come “sentimento”, “immaginazione”, “gusto”, “desiderio”, “intuizione” o “memoria, che non è un database ma un laboratorio” in continua evoluzione.

La società descritta da Rivoltella, ha fatto un parallelo Diodato, è, infatti, caratterizzata dalla “ripetizione del già sentito” (“viviamo immersi in un sentire già dato” quanto a gusti, desideri, media, ha detto) e non a caso spopolano gli “influencer” e le “agenzie di marketing emozionale” dettano le tendenze. Una società dove le merci hanno valore soltanto “simbolico” non più “d’uso” o “di scambio”, e che servono soltanto ad “apparire”. Una società dove tutto è “spettacolo” e “apparenza”, appunto, ma in cui si è persa la capacità di “dialogo”, “l’essere”. Con un portato a dir poco “tragico”: creare “folle”, ambienti, dove l’io resta “solo” a “cercare il sapere sui dispositivi del potere”. Ambienti sempre più pervasivi dove la “legittimità dei discorsi dipende dall’operatività tecnologica”. Una situazione per nulla diversa da una sorta di nuova “ideologia”.

Ma c’è una via di fuga? “Tollerare l’incommensurabile”. Così ha riaperto la partita Diodato con un’immagine provocatoria e potente di una possibile, e auspicabile, “riscoperta dell’esperienza estetico-artistica” funzionale a riaprire gli occhi sulle questioni vere della vita: la nascita, la morte e tutto ciò che passa in mezzo a questi due estremi.

A riportare il discorso sulla “corporeità” come dimensione imprescindibile dell’educazione a scuola si è riallacciato Borgogni. Non soltanto perché “a scuola ci andiamo con il corpo”, ma anche perché “la corporeità non si esprime semplicemente in palestra”, durante un’ora di educazione fisica. La corporeità, secondo Borgogni, è infatti ciò che consente ai giovani di cominciare a fare esperienza di “autonomia”. Ne è un piccolo esempio il tragitto casa scuola: “è qui che bambini e ragazzi cominciano a sperimentare lo spazio pubblico”, con tutte le relazioni che lo caratterizzano, apertura al “territorio” e alla “comunità” in primis. Senza dimenticare poi l’impatto positivo che una sana ed equilibrata attività motoria ha nell’abbattere l’incidenza delle malattie metaboliche.

A concludere la tavola rotonda, prima di passare il testimone ai laboratori del pomeriggio, la premiazione con Camilla Zabaglio del “Concorso EAS”, che quest’anno ha avuto per tema la Carta della Terra. Un documento di respiro internazionale adottato dalla Fondazione Cogeme Onlus come una sorta di mission culturale ed educativa e che, non a caso, anche a fronte della collaborazione pluriennale con l’EaS Day, sarà oggetto di un laboratorio ad hoc. Premiati i tre migliori EAS per le categorie: Infanzia e Primaria; Secondaria di primo e secondo grado; studenti universitari. Una sinergia che, ha spiegato, Michele Scalvenzi, responsabile area education e sociale della Fondazione Cogeme, “si rivelerà un ottimo strumento di divulgazione di tematiche ambientali e che troverà ampio sazio su tutti i nostri canali”. Anche questo un buon esempio, e pratico, di ciò che Pasinetti ha descritto come la “generatività di momenti di pensiero” di qualità come l’EaS Day.

https://steller.co/s/A3LdkjfGFEM?page=3
Al link qui sopra lo steller di Alessandra Carenzio con la sintesi degli interventi

Di seguito alcuni articoli dalla stampa e online sull’EaS Day 2019:

L’articolo su Avvenire di domenica 3 novembre: EaS Day, Brescia per un giorno capitale della didattica:

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