[Dida-kit] Recensione “La gabbianella e il gatto”

di Serena Triacca

[Dida-kit] Recensione “La gabbianella e il gatto”

[Dida-kit] Recensione “La gabbianella e il gatto”


La gabbianella e il gatto

Una fortunata storia sulla ricchezza della diversità
Recensione di Elena Valdameri

Credits immagine di copertina: account Flickr Gabriele Venditti

Sinossi

Il film inizia con un camion di rifiuti abbandonato lungo il porto e centinaia di topi che escono da un tombino, si caricano di rifiuti e si rituffano nella fogna: è con loro che i gatti del porto combattono ogni giorno  per salvare il proprio ambiente!

In cielo, in uno stormo di gabbiani spicca Kengah, giovane ed entusiasta gabbiana alla prima esperienza migratoria, che diviene vittima dell’incuranza umana: resta invischiata in una grande macchia di petrolio, tenta di sfuggire, ma le sue ali sono già irrimediabilmente nere. Con lo sforzo di chi non si dà per vinto nonostante l’ineluttabilità di un evento, Kengah riesce ad alzarsi in volo fino a che, esausta, precipita a capofitto. Ad accoglierla c’è Zorba il gatto che, superato lo stupore iniziale, rivela subito il suo cuore d’oro: commosso, non riesce a dire di no quando Kengah, in fin di vita, gli affida il suo uovo facendosi promettere di non mangiarlo, di covarlo finché non si schiuderà e di insegnare al piccolo nascituro a volare.

Così Zorba, assistito dai suoi inseparabili amici, porta avanti la cova dell’uovo fino alla nascita di una tenera gabbianella di nome Fortunata, a cui il gatto si ritrova a fare da “mamma”. La piccola inizia la sua avventura nel mondo sotto la protezione dell’intero gruppo dei gatti e trova in Pallino, il piccolo della banda, un fraterno compagno di giochi. Passando attraverso peripezie e pericoli vari, Fortunata cresce accudita con amore e allegria, tanto che non riesce a riconoscere la diversità fra lei, uccello, e loro, gatti.

Nonostante Zorba si sforzi di farle comprendere quanto sia importante non rinunciare alle proprie origini e alla propria cultura, Fortunata sembra voler a tutti i costi rifiutare la sua vera natura.

Un uccello cresciuto da un gruppo di gatti è una preda irresistibile per i terribili topi che, dopo alcuni tentativi mancati, riescono a rapirla. Ma ecco che Zorba e i suoi amici, grazie al loro coraggio e alla forte collaborazione di cui sono capaci, intervengono e la salvano.

È a questo punto che Zorba si rende conto che gli resta ancora un compito: insegnare a Fortunata a volare.

Nonostante gli incoraggiamenti e le numerose tecniche di apprendimento escogitate dai gatti, la gabbianella non vuole saperne, ormai si considera un gatto e i gatti non volano. Ai gatti resta una sola possibilità: chiedere l’aiuto di un umano. Ma quale umano potrebbe essere in grado di ascoltare senza pregiudizi dei gatti e aiutarli? Bobulina, la siamese che ha stregato il cuore di Zorba, propone di fidarsi della sua padroncina. Nina è figlia di un grande poeta e, si sa, i bambini e i poeti sanno volare con le parole e sono gli unici in grado di sognare.

Così, incoraggiata e sostenuta da tutti, Fortunata riesce a spiccare il volo dall’alto di un campanile, suscitando commozione e orgoglio nella sua famiglia di felini.

Il film in classe: proposte didattiche

Essendo tratto dal romanzo di Luis Sepúlveda Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, si può pensare innanzitutto a un’attività di comparazione fra testo filmico e testo narrativo, ripercorrendo coi bambini la storia del film in alternanza alla lettura dei medesimi passi del libro per riflettere su somiglianze e differenze, sui punti di vista del regista e dello scrittore.

Lontano dai classici dell’animazione internazionale infarciti di effetti speciali, il film racconta con garbo una storia ricca di spunti, punteggiata da un paio sequenze oniriche che interrompono la narrazione per approfondire dei temi delicati. Particolarmente bella è quella dedicata alla morte, rappresentata come evento doloroso ma anche come rinascita, attraverso l’uovo della gabbianella.

I personaggi, così diversi dagli animali antropomorfizzati della Disney a cui siamo abituati, mantengono la loro identità animale – camminano a quattro zampe e non a due, non fanno cose “da umani” come sedersi a tavola o suonare un pianoforte, non indossano abiti o accessori – e ci riportano in quel mondo fantastico tipico delle favole in cui il lavoro di identificazione e di ricerca delle analogie fra l’uomo e l’animale è lasciato alla mente dello spettatore.

Come in ogni fiaba che si rispetti, i personaggi sono fortemente tipicizzati e uno spunto interessante per il lavoro in classe è dato proprio dall’analisi dei loro atteggiamenti e delle loro relazioni, per scoprire ad esempio la chiara coincidenza coi ruoli tipici di un nucleo familiare: il gatto protettivo come una mamma, quello saggio come un nonno, il giovane dispettoso e geloso della nuova arrivata come un fratello maggiore.

Inoltre, il fatto che sia proprio il piccolo Pallino ad aiutare Fortunata a intraprendere il suo percorso di individualizzazione e accettazione della propria diversità, sottolinea il valore della relazione fra pari e stimola il bambino a identificare sé stesso e i propri amici con i due personaggi più giovani della storia. É questo un altro aspetto interessante che può fornire lo spunto per una riflessione in classe sull’identità e l’accettazione di sé, come anche sul valore della diversità.

Attività 1: Il mio personaggio preferito (per tutte le classi scuola primaria)

I bambini elencano tutti i personaggi del film e l’insegnante li scrive alla lavagna. Ogni bambino ne sceglie uno e lo rappresenta con un disegno e una descrizione in cui ne delinea le caratteristiche: carattere, atteggiamento nei confronti degli altri, azioni compiute. Alla fine ogni bambino è chiamato a leggere la propria descrizione e a pensare ad una persona della propria sfera familiare, amicale o scolastica, che ritiene assomigliare al personaggio analizzato, motivandolo.

Obiettivi: sviluppare le capacità di analisi dei personaggi; sviluppare le capacità di astrazione e di confronto

Tempo previsto: 2 ore

Attività 2: L’amicizia va coltivata (per tutte le classi scuola primaria)

Dopo aver riflettuto sull’importanza dell’amicizia e dello spirito di collaborazione di Zorba e i suoi amici, ad ogni bambino viene richiesto di pensare a tre cose che si impegnerà a fare per il bene della classe, per rafforzare l’amicizia e il legame coi compagni. Tutte queste cose vengono scritte su un cartellone da appendere in classe.

Obiettivo: riflettere sull’importanza dell’amicizia e della collaborazione

Tempo previsto: 2 ore

Attività 3 Impariamo a riciclare (per le classi terze, quarte e quinte scuola primaria)

Il giorno successivo alla visione del film ogni alunno è tenuto a portare a scuola almeno tre oggetti che avrebbe destinato all’immondizia (ad es. vasetti di yogurt, cannucce, ritagli di carta, tappi, ecc.). Divisi in piccoli gruppi, i bambini realizzano oggetti e personaggi ispirati al film con i materiali riciclati; in aggiunta, le produzioni dei bambini potranno essere utilizzate per creare piccoli video in stop motion.

Obiettivi: riflettere sull’importanza del riciclo; favorire il lavoro di gruppo

Tempo previsto: 2/4 ore

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