#easday2020: una giornata di studio all’insegna del Ben-Essere e del Ben-Agire a Scuola

di Iole Galbusera

#easday2020: una giornata di studio all’insegna del Ben-Essere e del Ben-Agire a Scuola

#easday2020: una giornata di studio all’insegna del Ben-Essere e del Ben-Agire a Scuola


Venerdì 23 ottobre 2020 la grande comunità dell’EaS DAY si ritrova per l’appuntamento annuale più importante, questa volta online: la settima edizione è dedicata a Ben-Essere a Scuola, soprattutto in un momento così delicato come quello dell’emergenza Covid e si svolge in un webinar.

Dopo i saluti accademici del professor Pier Cesare Rivoltella, la mattina di lavori si apre con i ringraziamenti agli organizzatori da parte di Ilario Bertoletti, direttore editoriale di Morcelliana: “non solo un seminario, ma anche una rivista che su questi temi lavora tutto l’anno.” E ancora: “un’avventura intellettuale nata per sperimentazione, ormai un appuntamento annuale e istituzionale per la riflessione didattica sullo stato e il futuro della scuola”, durante il Covid con tutte le incertezze e il fascino della scoperta.

Tra i relatori presenti il primo a intervenire è il professor Pier Cesare Rivoltella, direttore scientifico di Cremit, che offre una riflessione didattica a partire dal concetto di memoria: noi siamo dotati di una memoria implicita che ci guida attarverso routine consolidate e di una memoria esplicita che consiste nel processo creativo di rielaborazione di un ricordo; quest’ultima scende in campo quando ci rirtoviamo a dover governare l’inatteso, tema ampiamente discusso da Karl E. Weick, Kathleen M. e Sutcliffe nel loro Governare l’inatteso. Organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo.

Proprio a partire dal libro degli studiosi americani, Rivoltella propone due domande per la scuola, qui intesa come un’organizzazione:

  1. Cosa possiamo imparare da una catastrofe?
  2. Cosa possiamo imparare soprattutto da chi affronta una catastrofe?

Le risposte sono due: da una catastrofe possiamo imparare cosa non fare e come governare l’inatteso.

  1. Innanzitutto è fondamentale evitare le “scorciatoie cognitive”, ossia non affidarsi a semplificazioni facendo la cosa più ovvia né adottare strategie e progetti ben conosciuti delegando alla gerarchia nella presa di decisioni. Agire così infatti non consente di pensare l’inatteso e sposta l’attenzione dal fatto che ogni crisi ha caratteri propri che dipendono dal contesto. Nel caso specifico della scuola impostare tutto sulla base dell’alternativa tra presenza o distanza, dove la prima è il valore anche se comporta rischi e la seconda il ripiego anche se mette in sicurezza, rischiamo di costruire tutto sulla scorciatoia cognitiva delle procedure.
  2. L’inatteso allora andrà governato adottando cinque principi: sviluppare consapevolezza della vulnerabilità (autovalutazione di istituto); sviluppare resistenza alla semplificazione (barinstorming in istituto); sviluppare la sensibilità alle attività in corso (comunicazione interna e attività social); sviluppare l’impegno alla resilienza (cultura organizzativa); sviluppare il rispetto per le competenze (fallacia della centralità).

In conclusione, le aree da presidiare secondo Rivoltella come zone strategiche da mettere nel mirino sono autovalutazione, innovazione didattica, comunicazione interna, formazione e valorizzazione delle competenze. C’è quindi la necessità di passare da una scuola della normalità e ripetizione a una scuola dell’inatteso: preparaci per l’inatteso è una cosa fondamentale epr noi e i nostri studenti. Citando un passo da Il tragico e la pietà di R. Girard e M. Serres, ricorda infine che l’apprendimento insegna a diventare delle singolarità inimitabili, ecco l’invito alla creatività contro la ripetizione.

Seguono alla tavola rotonda gli interventi di Adriano Fabris, professore ordinario di filosofia morale all’Università di Pisa e Matteo Lancini, presidente della fondazione Minotauro di Milano.

Fabris si ricollega innanzitutto all’idea di una scuola dell’inatteso, tanto più in questi tempi per insegnare a gestirlo: ciò che viene veicolato dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione suggerisce l’idea che abbiamo tutto sotto controllo, al contrario la tendenza che attravreso gli strumenti tecnologici noi riusciamo a governare il nostro mondo porta a conseguenze inattese. La didattica a distanza attraverso piattaforme che richiedono modalità di comportamento perciò non può prendere il posto di quella in presenza, semmai rappresenta un’opportunità per completare e allargare la didattica in presenza.

Da ciò Fabris deduce che il ben-essere anche in un contesto scolastico deve essere garantito a studenti e docenti in un’ottica di responsabilità allargata e aumentata e che sono richieste nuove competenze soprattutto agli insegnanti per governare una situazione tanto complessa e propone per questo tre suggerimenti:

  • cogliere l’occasione offerta che stiamo vivendo inglobando i dispositivi nell’offerta didattica, favorendo l’educazione alla cittadinanza digitale;
  • trovare il giusto equilibrio tra la didattica digitale e le forme precedenti, grazie ad una alfabetizzazione etica;
  • mettere una gerarchia tra i vari ambienti dell’attività didattica e insegnare a farlo.

Lancini invece restituisce un punto di vista clinico ricollegandosi al concetto di pandemia come occasione formativa straordinaria: l’inatteso implica di fare i conti con la società e come cambiano gli adoelscenti dopo un’infanzia in cui ogni ostacolo è accantonato dalle angoscie degli adulti che a volte hanno messo sotto seqeustro il corpo dei loro ragazzi, quando invece c’è bisogno di uno sguardo di ritorno non paritetico tra adulto e adolescente. All’interno di una cultura affettiva, dove il confine del privato è scomparso, il distanziamento può rappresentare una forma di avvicinamento emotivo.

Secondo Lancini educare al fallimento non significa bocciare, ma significa avere in mente che l’incertezza e la paura di non avere futuro, spaventa e l’assenza di prospettiva, di progettualità crea scompensazioni che portano a cercare modelli di riferimento. In ultima battuta, suggerisce di:

  • valorizzare i crediti dei ragazzi senza enfatizzare i debiti, impastando un minimo di progetto quando ci si sente bloccati;
  • lavorare sulla prevenzione sanitaria prospettica, ispirata dall’infettivologo Mauro Moroni;
  • stare bene in Internet, usando la saggezza digitale e l’educazione civica.

I lavori della mattinata si concludono così con l’appello del professor Rivoltella a una revisione dell’insegnamento da quello dei gesti vocali che istituiscono una verticalità del rapporto docente-discente a uno fatto di gesti visuali che siano uno strumento di “relazioni orizzontali, ma soprattutto relazioni.”

Al seguente link, lo Steller di Alessandra Carenzio con una sintesi ricca di spunti, così come sui canali social Cremit i momenti salienti della giornata.

Nel pomeriggio si svolgono poi le due sessioni previste per gli iscritti ai laboratori di Ben-Agire a Scuola, di cui proponiamo gli abstract e alcuni approfondimenti:

Coding in classe di Rita Marchignoli. La conduttrice apre il laboratorio con le rappresentazioni dei docenti come risposta alla domanda: che cos’è il coding, secondo te? Con il pensiero computazionale “si definiscono procedure che vengono poi attuate da un esecutore, che opera nell’ambito di un contesto prefissato, per raggiungere degli obiettivi assegnati. Il pensiero computazionale è un processo mentale per la risoluzione di problemi costituito dalla combinazione di metodi caratteristici e di strumenti intellettuali, entrambi di valore. Il laboratorio restituisce molti stimoli e spunti da cui partire per il primo ciclo e il secondo ciclo di scuola che portino gli studenti ad utilizzare righe di codice, algoritmi, ma anche a a uscire dalle logiche dello script. Ecco gli approfondimenti per l’Infanzia, la Primaria e la Secondaria.

Matematica con gli EAS di Laura Montagnoli. La conduttrice propone un tema che può essere affrontato su tantissime sfaccettature e, in verticale, all’infanzia, alla primaria e alla secondaria di primo grado: gli angoli dei poligoni. L’aggancio della proposta è, fin da subito, legato ad una domanda: Come posso contestualizzare l’argomento nella realtà? Ad esempio, camminare attorno a un isolato richiede un numero ben preciso di cambi di direzione e in corrispondenza di ciascuno c’è un angolo esterno. Alla primaria e alla secondaria di primo grado il lavoro può consistere nel cercare di scoprire e motivare il fatto che la somma degli angoli esterni di un poligono convesso misura di 360°. Alla secondaria di II grado camminando lungo la poligonale, si cambia direzione in corrispondenza di ogni vertice del poligono e complessivamente si ruota di 360° anche se, nel caso di poligoni concavi, il verso di rotazione, cambia. Per poter fare EAS in matematica dobbiamo, citando Hans Freudenthal, mettere in pratica una reinvenzione guidata di modelli che si colleghino alla realtà. 

La lettura di Enrica Bricchetto e Gianna Cannì. Allieve e allievi hanno sempre meno tempo per leggere e capiscono sempre di meno i testi letti: mancano insomma il tempo e la profondità che  la lettura richiede.  Queste le riflessioni presenti nel libro di Pier Cesare Rivoltella da cui siamo partite. Abbiamo interagito con il gruppo di insegnanti attraverso Mentimeter e i post it di Jamboard per mettere a fuoco quanto le fasi dell’EAS – che abbiamo sommariamente ripreso  – possano aiutare bambini e adolescenti ad avvicinarsi alla lettura. L’EAS aiuta a scoprire le storie, l’EAS aiuta ad ampliarle attraverso l’esplorazione di formati e linguaggi, l’EAS aiuta a riflettere  in un tempo “micro”. Abbiamo fatto tre esempi di “lettura” (intesa in senso ampio come fruizione consapevole di storie): uno sulla serie TV Snowpiercer, il film e il graphic novel da cui è tratto; l’altro sul romanzo di Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura e l’ultimo sulla bellezza dei racconti interi. Abbiamo proposto, come è stato detto in chiusura della mattinata, molti gesti visuali. Qui le Jamboard del primo e secondo turno e relativi commenti.

Didattica dell’immagine di Serena Triacca. Constatate la notevole diffusione delle immagini fotografiche nello scenario mediale contemporaneo e la semplicità con cui è possibile esserne autori, il laboratorio è nato con l’intento di rispondere alla domanda: come è possibile lavorare in modo sistematico e consapevole con le immagini fotografiche? Tra gli scenari didattici dell’analisi, della manipolazione e della produzione fotografica, ci si è concentrati sul primo, illustrando alcuni strumenti utilizzabili in classe individualmente o in modalità guidata dall’insegnante. L’attività laboratoriale, che ha coinvolto direttamente i partecipanti, ha previsto la sperimentazione di uno degli strumenti di analisi proposti a partire dall’osservazione di una celebre fotografia di Sebastião Salgado afferente al suo ultimo grande progetto, “Genesi”. La fotografia è stata proposta volutamente priva di didascalia e informazioni di contesto (autore, anno di produzione). Alle curiosità condivise dai partecipanti è stata data risposta tramite le parole dello stesso Salgado, tratte dal documentario “Il sale della terra”, il capolavoro di Win Wenders e Juliano Ribeiro Salgado. Il gruppo è stato infine guidato a riflettere sui possibili criteri funzionali a orientare la scelta di immagini da proporre in classe. Tra i principali contributi dei partecipanti (studenti di scienze della formazione, insegnanti, docenti universitari, educatori e mediatori culturali), il riconoscimento dell’importanza dell’uso delle fotografie nei contesti educativi, trasversalmente alle discipline e con tutti i target e la necessità di rafforzare le proprie competenze legate all’analisi e alla scelta delle immagini. Qui il link al libro “Didattica dell’immagine. Insegnare con la fotografia nella scuola primaria” di Serena Triacca.

Filosofia con gli EAS di Fabio Fiore e Giuseppe Morrone. Il laboratorio è focalizzato sulla didattica della filosofia. Presenta alcuni EAS al microscopio e fornisce consigli per modificarli o costruirne ex novo. Allo stesso tempo, vi vengono affrontate le competenze prettamente filosofiche da allenare e sviluppare in classe: concettualizzare, problematizzare, argomentare e negoziare concettualmente. Contestualmente, vi sono esemplificati alcuni strumenti filosofici con cui si farà pratica in classe: esperimenti mentali, esempi e contro esempi, concetti e distinzioni, azioni filosofiche. La scelta di sperimentare gli EAS nella didattica della filosofia nasce da due convinzioni e da un bisogno. La prima convinzione è che la filosofia sia, non solo un sapere disciplinare, ma anche una attività, un esercizio. La seconda convinzione è che il filosofo sia un artigiano, colui che, con competenza e maestria, produce alcuni oggetti: domande, problemi, concetti, argomentazioni, risposte, negoziazioni. Il bisogno è quello di entrare nella bottega di un filosofo, dotati degli attrezzi giusti, per provare a impararne il mestiere. Il bisogno è quello di andare a bottega di filosofia. Gli Episodi di Apprendimento Situato è precisamente lo strumento scelto per seguire le convinzioni e provare a soddisfare il bisogno.

Didattica multimodale di Nicola Scognamiglio. Le tecnologie digitali, la rete e i nuovi dispositivi mobili trasformano il “tradizionale” comunicare e immergono i nostri studenti in ambienti dove la comunicazione è sempre più comunicazione  multimodale. Qual è il rapporto tra la scrittura, le immagini, i suoni all’interno di una comunicazione che è sempre più una comunicazione multimodale? Il laboratorio cercherà di affrontare e rispondere a questa questione.

Didattica Steam con Smartphone di Alfonso D’Ambrosio e Stefano Macchia. Lo smartphone, con i suoi sensori, è un laboratorio scientifico in tasca. Nel workshop, in metodologia EAS, utilizziamo App per esperienze scientifiche quali: rilevare curve di luce di un “asteroide”, misura dell’accelerazione di gravità, albedo e riscaldamento globale, suoni e frequenze e tanto altro.

Dante ed EAS di Anna Soldavini e Francesca Gagliardi. È possibile insegnare Dante alla scuola primaria? Questa è l’esperienza che è stata fatta in una classe quarta primaria coniugando il metodo EAS con la philosophy for children. Il laboratorio vuole raccontare il lavoro svolto dando esempi pratici su come poter coinvolgere i bambini attraverso la lettura di alcune terzine dantesche, guidandoli verso riflessioni personali intorno temi quali la paura, l’amore, la giustizia.

Abitare la Terra di Stefano Pasta e Laura Del Bono. Il laboratorio didattico offre l’opportunità  di  indagare  la  realtà fattuale sul  periodo  pandemico  che  stiamo  vivendo,  mantenendo uno sguardo globale e attento  all’interdisciplinarietà,  per  ricostruire ciò che è essenziale  per  l’uomo  e  per  l’ambiente  (si  veda  ad esempio “il banco del riuso di Cogeme onlus”). A partire dalla Carta della  terra  e  attraverso  una  didattica  pratica  si  intendono presentare delle proposte digitali  operative,  che  mirino all’acquisizione e allo sviluppo di comportamenti responsabili e sostenibili. Qui un resoconto delle proposte di Fondazione Cogeme Onlus, al centro del laboratorio “Abitare la Terra”.

CLIL & EAS di Vincenza Leone e Marzia Luzzini. Il laboratorio offre la possibilità di conoscere e sperimentare i primi passi della metodologia CLIL nella cornice EAS mettendo in evidenza le potenzialità che ne fanno un utile strumento utilizzabile, con i dovuti adeguamenti, per tutte le fasce di età dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado.

Creature mostruose. Dal gioco alla distorsione manieristica di Cristina Mencarelli. Un esempio di percorso trasversale calibrato sulle diverse fasce di età. Le rappresentazioni di esseri e creature bizzarre che animano alcune opere manieriste della Pinacoteca civica, sollecitano gli studenti a confrontarsi con un tema ricco di riferimenti che   spaziano dalla mitologia, alla letteratura, alla storia dell’arte fino alla riflessione sul cambiamento della visione del mondo.

Erbario mitologico di Francesca Pagliuso. Una proposta interdisciplinare ambientata nel  suggestivo  viridarium del Museo, sorta di orto botanico dell’antichità. Dopo una prima osservazione scientifica delle piante si indagano i loro usi pratici, medici e culinari nella cultura antica greca e romana, citando anche le storie e i miti con cui gli antichi tentavano di spiegare la presenza del divino nella natura. Le informazioni vengono poi fissate attraverso la creazione di un ‘erbario mitologico’. Per info, il sito Fondazione Brescia Musei e l’email servizieducativi@bresciamusei.com.

Di seguito, alcuni articoli della rassegna stampa dell’EAS DAY 2020:

Qui le due edizioni precedenti dell’EAS DAY:

Tutte le novità dell’EaS Day 2019. Ecco chi c’era e gli interventi dei relatori

EAS DAY 2018. Brescia ‘capitale’ della didattica

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