Le famiglie al tempo del Covid-19, ne parla la Sirem

di Sara Lo Jacono

Le famiglie al tempo del Covid-19, ne parla la Sirem

Le famiglie al tempo del Covid-19, ne parla la Sirem


di don Mimmo Beneventi, studente della Laurea Magistrale in Media Education, parroco di Pietragalla (PZ), Basilicata

La situazione che si è creata con il Covid-19 presenta delle mutazioni sociali che richiedono una particolare attenzione, per non banalizzare lo scompenso dell’organizzazione delle nostre abitudini quotidiane. La progressiva esperienza del “ritiro” sociale, cui siamo stati esposti per contenere il rischio del contagio, ha messo in evidenza due aspetti della nostra natura relazionale: il bisogno di una connessione con gli altri per uscire dalla paura dell’isolamento domestico; il tentativo di riprodurre le pratiche sociali nelle nuove modalità casalinghe come istintiva reazione al blocco delle pianificazioni progettuali dell’esistenza.

Abbiamo aperto le porte delle nostre case alla scuola, al lavoro, all’attività sportiva, agli amici, alle molteplici attività che svolgevamo al tempo ordinario quando, chiudendoci la porta alle spalle, iniziavamo la giornata all’esterno delle mura domestiche. In questa prospettiva di relazionalità-domestica, si sono accesi i riflettori sulle famiglie, per capire come lo spazio sociale della casa abbia trasformato il suo paradigma, da spazio dell’intimità familiare a salotto ospitale di tutti coloro, che per diverse necessità, tramite le tecnologie digitali, sono diventati “di casa”. Ed è così che gli insegnanti hanno visto i nostri piccoli o grandi appartamenti, hanno conosciuto i nostri familiari, hanno parlato “quotidianamente” con i genitori, con i nonni, con le emozioni e i sentimenti che mai, come in questo periodo, sono diventati scambi confidenziali e “nuove ri-accoglienze” che ci hanno avvicinati e ci hanno ri-svelato il significato di tanti “rallentamenti” che, in aula, si intuivano, ma non si riusciva a capire.

Lo stesso vale per i nostri colleghi di lavoro, mai ospitati per una cena amicale, oggi in continua videoconferenza per condividere e progettare il futuro, senza alcuna paura di confessare i propri disagi, le ansie, i malesseri. Ecco il primo cambiamento: l’esigenza di riorganizzare le nostre pratiche sociali ha lasciato “fuori casa” il distacco dell’estraneità e ci ha abituati alla confidenza.

Nel webinar “Le famiglie ai tempi del Covid-19”, all’interno del ciclo organizzato dalla SIREM, (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale), docenti ed esponenti delle varie associazioni familiari e genitoriali si sono confrontati per cogliere il riposizionamento delle relazioni all’interno della famiglia a partire dalla didattica a distanza (DAD).[S1] 

Introducendo il webinar, Pier Cesare Rivoltella ha messo in evidenza come il riposizionamento delle relazioni della famiglia, in questo tempo, riguardi la gestione della relazione educativa, lavorativa, scolastica e familiare. La DAD ha rappresentato il perno rilocalizzante del nuovo assetto familiare. Per questo motivo il direttore del Cremit ha posto l’accento sull’opportunità derivante da questo invocato, e finalmente realizzato, rapporto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia.

I ricercatori e le associazioni intervenute si sono soffermati sulle correlazioni avverate dall’inattesa modalità della DAD, che ha permesso il prosieguo delle lezioni da parte degli studenti.

Chiara Panciroli dell’Università di Bologna ha messo in evidenza come la ricostruzione del nuovo patto formativo tra scuola-famiglia e comunità abbia richiesto l’esercizio della corresponsabilità e l’approfondimento della comprensione del significato di “competenza digitale”. Paolo Raviolo dell’Università eCampus e membro del Cremit ha sottolineato il cambiamento che la pervasività delle nuove tecnologie digitali ha determinato in termini di ristrutturazione della nostra comunità. Richiamando l’attenzione sui nuovi equilibri e le rinegoziazioni tra genitori e figli, Raviolo ha accentuato l’esigenza del coinvolgimento genitori-insegnanti per far fronte al sostegno delle situazioni di disabilità ed evitare i rischi dell’esclusione. Elisabetta Scala, vicepresidente del MOIGE (Movimento italiano genitori, a difesa dei bambini), sollecitata dalla difficoltà per le famiglie di coltivare le relazioni in questo tempo di “cattività”, ha posto la questione della resilienza della famiglia e del dopo Covid-19, un tempo che forse dovrà fare i conti con la saturazione dal Web: si ritornerà indietro e in che modo?


Negli interventi successivi, esponenti di associazioni familiari e di associazioni a sostegno della DAD (tra cui Insie.m.e.) hanno problematizzato l’improvvisazione della DAD senza una co-progettazione didattica, la mancanza della relazione corporale nei processi didattici dell’infanzia, il divario didattico rispetto alla modalità di erogazione digitale della lezione, l’ergonomia degli spazi familiari che distribuiscono i mq della casa a tutti i membri della famiglia per proseguire le proprie attività, il divario digitale  e l’implementazione dell’accessibilità alla rete.

Mentre si prospetta il ritorno all’esterno delle mura di casa “condizionato”, l’importanza della presenza ha messo in risalto una serie di priorità socio-educative che avanzavano nelle nostre abitazioni, ma silenziosamente, timidamente. Il Covid-19 ha semplicemente fatto uscire allo scoperto ciò che, distrattamente per noi, già conviveva con noi. Questa riflessione è solo l’eco di una presenza che rimbomba proprio quando ci è necessaria per sopravvivere alla solitudine dell’isolamento restrittivo. Per sua natura, l’uomo non può essere solo, per questo motivo comunica e crea relazione.

Per approfondire:
“Le famiglie al tempo del Covid-19”, Rivoltella al webinar Sirem – Maria Cristina Garbui

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