Quale didattica laboratoriale in università?

di redazione

Quale didattica laboratoriale in università?

Quale didattica laboratoriale in università?


Appunti e riflessioni da un seminario al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano

A cura di Pietro Bosello, Federica Pelizzari e Simona Ferrari

Un’esperienza formativa tra scienze, arte e didattica

Mercoledì 3 luglio, un gruppo di oltre cinquanta formatori – composto da docenti di Didattica Generale e Didattica e Tecnologie dei corsi di Laurea in Scienze della Formazione Primaria dell’Università Cattolica (sedi di Milano, Brescia e Piacenza), conduttori di laboratori e tutor di tirocinio – ha preso parte a una giornata seminariale intensa e originale, tenutasi presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’iniziativa è stata promossa e coordinata da Simona Ferrari, con l’obiettivo di riflettere comunitariamente sul proprio stile laboratoriale, condividere pratiche ed esplorare prospettive di sviluppo professionale, secondo un approccio riflessivo e dialogico.

Un laboratorio per interrogare i laboratori

Il desiderio comune era quello di osservare, interrogare e migliorare le modalità con cui ciascuno conduce esperienze laboratoriali all’interno del contesto universitario. Da qui l’idea di partire da un’esperienza concreta e immersiva, che potesse fungere da lente interpretativa per rileggere le proprie pratiche, mettendo in discussione routine consolidate e valorizzando intuizioni, strategie e apprendimenti già in atto.

La scelta del Museo come contesto non è stata casuale: si cercava un ambiente capace di attivare i sensi, stimolare il pensiero, risvegliare curiosità e desiderio di scoperta, promuovendo una riflessione profonda sull’esperienza educativa.

Grazie alla disponibilità dell’equipe del CREI – Centro di Ricerca Educativa e Informazione del Museo – è stato possibile sperimentare direttamente tre attività laboratoriali, ciascuna guidata da esperti formatori. I partecipanti, suddivisi in gruppi, hanno potuto:

  • esplorare il laboratorio di chimica, dedicato alla scomposizione dei colori con acqua e alcol;
  • partecipare a un’attività di matematica basata su problem-solving esplorativo;
  • sperimentare un laboratorio nel campo dell’arte e digitale, con un focus su di illusione e rielaborazione cognitiva.

Durante le due ore dedicate a ciascun laboratorio, si è avuto modo di osservare oggetti, esplorare materiali, costruire ipotesi, confrontarsi in gruppo, sperimentare e riflettere in uno spazio ricco di stimoli visivi, tattili e cognitivi.

Non è mancata una visita agli altri laboratori permanenti del Museo: Tinkering, Alimentazione, Biotecnologie, Robotica, Avventure spaziali, Viaggi per mare, fino al nuovissimo ambiente Playlab – un’area multisensoriale progettata per bambini da 0 a 6 anni, dove si promuove il gioco esplorativo come forma privilegiata di apprendimento (https://www.museoscienza.org/it/playlab).

La mattinata si è conclusa con un incontro plenario con i responsabili dei laboratori didattici del Museo e della formazione rivolta agli insegnanti. Questo momento è stato cruciale per esplicitare i riferimenti teorici, metodologici e progettuali che guidano le esperienze laboratoriali del Museo, rendendo ancora più significativa l’esperienza vissuta in prima persona.

A suggellare simbolicamente la giornata, la presenza nel chiostro delle statue dei Sette Savi di Fausto Melotti: figure ieratiche che sembrano invitare a guardare la realtà da prospettive molteplici, per coglierne la profondità nascosta (https://www.museoscienza.org/it/sette-savi).

Parole chiave per una didattica laboratoriale efficace

Nel pomeriggio, il seminario è proseguito in forma laboratoriale e riflessiva. Obiettivo: rielaborare l’esperienza vissuta alla luce delle proprie pratiche didattiche universitarie, integrando la conoscenza tacita derivante dall’agire educativo con riferimenti teorici consolidati. Di seguito si riportano, ordinate per parole chiave, alcune delle principali idee emerse, che guideranno il lavoro dei partecipanti nella progettazione di nuovi percorsi e materiali didattici.

  1. SORPRESA

Per attivare il pensiero divergente e stimolare la creatività è necessario suscitare meraviglia. Installazioni, materiali inusuali, esperienze immersive che colpiscono l’attenzione, generano domande e infrangono le aspettative: tutto ciò crea le condizioni per un apprendimento significativo e duraturo, ancorato al piacere della scoperta.

  • TEMPO

Non è tanto la quantità di tempo a disposizione quanto la qualità dello stesso a fare la differenza. È importante evitare sprechi organizzativi e distribuire il tempo secondo una scansione consapevole: introduzione, attività operativa, ristrutturazione. Ogni fase ha valore se progettata con cura e coerenza.

  • AMBIENTE

Lo spazio educativo deve accogliere e stimolare. Un ambiente laboratoriale efficace è flessibile, aperto alla sperimentazione, capace di generare sicurezza nell’errore e promuovere l’autonomia. La presenza di regole chiare permette libertà di movimento e iniziativa, mentre il contatto tra saperi esperti e in formazione crea una tensione generativa.

  • MATERIALE

La selezione dei materiali è atto didattico. Essi devono essere stimolanti, accessibili, esteticamente curati, in grado di favorire la partecipazione, la condivisione e la riflessione. Ogni oggetto può diventare un catalizzatore per l’apprendimento, se scelto con intenzionalità pedagogica.

  • COLLABORAZIONE

Lavorare in gruppo non è solo un’opzione metodologica, ma una scelta epistemologica. I piccoli gruppi favoriscono la pluralità dei punti di vista, la negoziazione di significati, la costruzione condivisa della conoscenza. La collaborazione trasforma il laboratorio in uno spazio relazionale, dove apprendere è anche un’esperienza sociale.

  • RISTRUTTURAZIONE

Il laboratorio è lo spazio privilegiato per rimettere in discussione le proprie convinzioni, riformulare ipotesi, ridefinire significati. La fase conclusiva non è mai mera restituzione, ma momento generativo che consente di integrare teoria e pratica, e di consolidare nuovi equilibri cognitivi.

  • DOCENTE

Il ruolo del docente cambia prospettiva: non più trasmettitore di contenuti, ma regista, facilitatore, animatore, accompagnatore. Guida il processo, pone domande, accende scintille cognitive. La sua competenza non è solo disciplinare, ma relazionale e comunicativa, capace di sostenere lo sviluppo di apprendimenti autentici e trasformativi.

La giornata vissuta al Museo della Scienza e della Tecnica ha rappresentato un’occasione preziosa per ripensare il senso e le forme della didattica laboratoriale in università, rafforzando l’idea che ogni laboratorio efficace è un intreccio di pensiero, azione, emozione e relazione. Il futuro del laboratorio universitario passa dalla capacità di sperimentare, riflettere, condividere e trasformare, nel solco di una formazione autenticamente generativa.

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