Quaderni del corso di laurea magistrale in Media Education. Una nuova cornice di riflessione media-educativa

di Maria Cristina Garbui

Quaderni del corso di laurea magistrale in Media Education. Una nuova cornice di riflessione media-educativa

Quaderni del corso di laurea magistrale in Media Education. Una nuova cornice di riflessione media-educativa


di Alessandra Carenzio, CREMIT, professoressa associata della Laurea Magistrale in Media Education.

Nasce una collana di Quaderni che raccolgono temi e riflessioni maturare nel quadro delle attività didattiche del corso di laurea Magistrale in Media Education. Da qualche anno, il corso di laurea organizza un momento seminariale in occasione del Welcome Day, che accoglie i nuovi studenti del primo anno, configurandosi come Welcome Back per gli studenti del secondo anno. Questo momento diventa occasione di conoscenza del corpo docenti, soprattutto pensando all’eterogeneità nelle provenienze dei nostri studenti (con giovani laureati e professionisti nel campo della comunicazione e dell’educazione che ritornano a occupare i banchi universitari), in una situazione di comunità, potremmo dire. Il guadagno è legato, inoltre, alla comprensione della complessità prospettica della Media Education e del corso di laurea blended (link: https://www.unicatt.it/corsi/magistrale/media-education-milano.html) attivo nel nostro Ateneo.

Ma torniamo ai Quaderni. Il primo è dedicato alla Media Education alla prova della pandemia ed è il frutto della rilettura dei seminari organizzati a partire dall’anno accademico 2020/2021, durante e dopo la pandemia. Il primo seminario, totalmente online, provava a mappare alcune prime esperienze interpretative, restituendo anche alcuni dati di ricerca (il teatro, la pastorale, la scuola); il secondo ha portato la riflessione su un piano più ampio, sulla comunità e la comunicazione (volti e comunità disincarnate, le sfide alle diverse forme comunità); il terzo seminario, tornato in presenza, ha approfondito il tema della narrazione e di come la pandemia stessa sia diventata oggetto di racconto nei media (nello sport, nella pastorale, in relazione al pubblico dei bambini, nella serialità televisiva e nei film).

Le voci che compongono questo primo Quaderno sono quelle dei docenti del corso di laurea in Media Education, cui si aggiungono alcuni ospiti: Carla Bino, docente di discipline teatrali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia del nostro Ateneo, Jacopo Pozzi, storyteller e autore di podcast a carattere sportivo, Enrica Bricchetto, Maria Cristina Garbui e Marta Giudici, insegnanti della scuola primaria e secondaria e membri del centro di ricerca CREMIT, Elisa Farinacci e Marco Rondonotti, collaboratori del CREMIT ed esperti di pastorale digitale.

Una collana di Quaderni che proseguirà con altri titoli dedicati alla gamification (il secondo in programma), alla digitalizzazione dell’infanzia (il terzo) e alla cittadinanza digitale nella scuola primaria (il quarto). Il primo è curato da Piermarco Aroldi, coordinatore del corso di laurea in Media Education e direttore di OssCom, e da Alessandra Carenzio, docente nel corso di laurea e membro del CREMIT.


Premessa al volume
di Piermarco Aroldi e Alessandra Carenzio

Da qualche anno, il corso di laurea magistrale in Media Education ha adot- tato una formula seminariale per dare valore al Welcome Day, giornata importante associata a due guadagni: il primo è ‒ come da definizione ‒ dare il benvenuto ai nuovi studenti del primo anno, garantendo loro un ingresso morbido prima dell’inizio del semestre tra corsi e attività blended. Il secondo è legato alla continuità, rivolgendosi agli studenti del secondo anno che vengono accompagnati nel percorso di studi con un welcome back da parte della Faculty. Già da queste prime righe possiamo intuire le logiche sottese a questa scelta. Ne individuiamo almeno tre, che proviamo a sintetizzare in poche battute.
La prima logica è legata alla possibilità di conoscere i docenti, un evidente va- lore aggiunto per le nuove leve, per quanto non si tratti di neofiiti dell’accademia. Molti di loro, va ricordato, hanno frequentato l’università tempo addietro, alla luce della componente consistente di studenti lavoratori che possiamo rilevare come caratteristica del corso di laurea in oggetto. Gli studenti che attraversano i nostri corridoi non sono solamente neolaureati, ma professionisti che decidono di proseguire il percorso di studi o di costruire nuove competenze legate ai media e all’educazione emerse durante l’esperienza professionale. Si tratta di un dato di interesse, che impatta anche sulla ricchezza del confronto tra peer in aula, tra giovani studenti e professionisti sul campo.
La seconda ci riporta alla possibilità di vedere i docenti in azione, coralmente e come comunità, aspetto che consente di avere una fotografia di temi, stili, dettagli della Media Education e delle sue direzioni, grazie alle prospettive disciplinari che la illuminano.
Un’ultima logica, legata alla precedente, è funzionale alla comprensione della complessità prospettica che segna la Media Education e il corso di laurea nello specifico: oltre a studiare la storia, l’evoluzione e il senso della Media Education, il corso consente di affrontare la sfida dei media a partire da lenti diverse come la pedagogia, la didattica, la psicologia, la sociologia, la letteratura, la comunicazione, la teologia. I seminari funzionano così, contemporaneamente come “mappa” e come “dettaglio”: l’insieme delle voci dei docenti fornisce la mappa, a partire da un tema comune, come abitualmente accade nel corso di convegni e seminari; i singoli contributi consegnano, invece, il dettaglio disciplinare, che tuttavia non appare dissociato dalla mappa.
Anche per queste ragioni, nel corso dell’anno accademico 2020/2021, un anno accademico per tanti motivi straordinaro, caratterizzato dall’emergenza sa- nitaria connessa alla pandemia di Covid-19, abbiamo voluto connettere il semi- nario inaugurale con due altre occasioni di riflessione interdisciplinare a carattere conclusivo, poste alla fine dell’anno. Abbiamo così ricucito inizio e fine con il filo rosso offerto dalla condizione pandemica, una condizione ineludibile e provocatoria, che ha segnato ciascuno di noi a livello personale, umano, e a livello professionale, costringendoci a rivedere molti dei nostri paradigmi e delle nostre convinzioni. E chiedendoci uno sforzo riflessivo ulteriore.
Certo, chi si occupa di Media Education ha un vantaggio posizionale, poiché da sempre lavora sulla contemporaneità, come ben evidenziava Jaques Gonnet negli anni ’90 dello scorso secolo: il contenuto e il segno di riconoscimento della Media Education è l’attualità, il presente nel suo divenire incerto.
I tre seminari si interrogano a diverso titolo e con una diversa maturità di sguardo su alcuni aspetti che la pandemia ha messo in evidenza: il senso della presenza (ormai non più contrapposta alla distanza), le implicazioni rispetto alla costruzione delle relazioni, la didattica (tutti noi ricordiamo il susseguirsi di acronimi, DAD, DDI, DID), le reazioni della comunità pastorale, il rapporto tra corpo e comunità disincarnate, la narrazione mediale della pandemia sui nostri schermi. Se il primo seminario provava, in modalità online, a mappare alcune prime esperienze interpretative, restituendo anche alcuni dati di ricerca, il secondo ha cambiato passo con una riflessione più ampia sulla comunità e la comunicazione – a distanza di un anno – mentre il terzo appuntamento, tornato ad occupare un’aula fisica, ha potuto approfondire il tema della narrazione e di come la pandemia stessa sia diventata oggetto di racconto nei media. Una narrazione post-pandemica, ma ancora in divenire.
Le voci che compongono questo volumetto, che mantiene lo stile tipico dei seminari (senza note e con una agile bibliografia finale) sono quelle dei docenti del corso di laurea in Media Education, cui si aggiungono alcuni ospiti graditi: Carla Bino, docente di discipline teatrali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia del nostro Ateneo ma anche appassionata operatrice e organizzatrice di eventi di teatro sociale e comunitario; Jacopo Pozzi, storyteller e autore di podcast a carattere sportivo; Enrica Bricchetto, Maria Cristina Garbui e Marta Giudici, insegnanti della scuola primaria e secondaria e membri del centro di ricerca CREMIT; Elisa Farinacci e Marco Rondonotti, collaboratori del CREMIT ed esperti di pastorale digitale. A tutti loro, come ai colleghi e amici che hanno partecipato alle attività seminariali, il nostro ringraziamento più sincero per la loro competenza e disponibilità.

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