Report WeWorld: “La scuola che verrà”, con un intervento di Simona Ferrari

di Iole Galbusera

Report WeWorld: “La scuola che verrà”, con un intervento di Simona Ferrari

Report WeWorld: “La scuola che verrà”, con un intervento di Simona Ferrari


Da poco WeWorld ha pubblicato l’Analysis Report La scuola che verrà. Ripensare la scuola nell’era post-Covid19, quale esito del ciclo di incontri a cui ha contribuito con un suo intervento anche Simona Ferrari, Coordinatrice di Cremit.

Si è trattato di una serie di seminari online brevi che hanno avuto luogo nel mese di maggio per avviare una riflessione sulla scuola post-pandemia e che hanno coinvolto docenti, dirigenti, organizzazioni del Terzo Settore.

In questi incontri si sono toccati 3 temi di cui il report restituisce gli esiti:

  • Ripensare l’edilizia e l’arredo scolastici: l’influenza dell’ambiente circostante sull’educazione. I nuovi spazi e tempi della scuola
  • L’uso delle tecnologie come mezzi e non fini: modelli innovativi
  • Ripensare i curricula: aldilà delle nozioni per favorire lo sviluppo degli studenti in quanto persone (es. educazione all’affettività e all’emotività…)

Qui, di seguito, riportiamo per intero l’intervento di Simona Ferrari (tratto dal suddetto Report, pp. 11-12):

L’USO DELLE TECNOLOGIE COME MEZZI E NON FINI
Modelli innovativi

“Un aspetto emerso sin dall’inizio della pandemia è che il digitale funziona bene in chiave strumentale, per archiviare informazioni e come strumento per condividere e comunicare. Chi poteva contare su pratiche di digitale pregresse ha dovuto trasmigrare quelle pratiche nella professionalità. Ma si è anche capito che per non essere governati dalla tecnologia è necessaria una progettazione esplicita, cosa che normalmente non avviene. E così è emerso che bisogna pensare prima, micro-progettare la sessione di lavoro per governare meglio la situazione e provare a temporizzare la situazione. Quest’ultimo punto è fondamentale, perché il tempo del digitale e il tempo del reale non coincidono. Sul digitale il medium si interpone tra noi, e non tutti sanno usare bene il digitale. In questo senso diventa fondamentale focalizzare l’attenzione sui processi di mediazione didattica ed educativa: far capire bene agli studenti come svolgere una lezione in sincrono e gestire gli spazi di parola. Sul digitale le regole cambiano e questo va esplicitato.

Tutto sommato questi primi passaggi sono stati compresi con l’esperienza. Ma che cosa è rimasto di incerto? Cosa non ha funzionato nella nostra esperienza con il digitale? Vorrei segnalare alcuni punti. Innanzitutto il confondere comunicazione con partecipazione. Ci siamo resi conto di quanto sia stato difficile passare dalle comunicazioni digitali alla partecipazione attiva vera e propria. Nell’ambito educativo la partecipazione è qualcosa di profondo che necessita di uno scambio, di feedback. Tutto questo si è perso perché mancava la fisicità.

Un’altra fatica è stata quella della gestione del carico cognitivo. Negli ultimi mesi si è parlato del fenomeno della “Zoom Fatigue”: il tempo online ha un carico pesante che è dato dallo sguardo molto ravvicinato, dall’essere “allo specchio” tutto il giorno. Non essendoci alcuna forma di controllo sulla componente non verbale, siamo sempre alla ricerca di qualche indicatore che ci aiuti a ricodificare la situazione. In tutta questa performatività, si è persa la socializzazione, lo stare dentro una relazione. Infine, un’altra criticità è legata al tema del controllo di chi si trovava dall’altra parte della videocamera. Dentro la scuola è saltato il processo di valutazione proprio a causa del mancato controllo. Non a caso, quando gli studenti della secondaria di II grado sono tornati in presenza l’ansia e la fretta di valutare sono emerse con forza. Gli studenti sono stati sottoposti a molte verifiche e interrogazioni nella convinzione che quanto fatto a distanza non fosse “abbastanza affidabile”.

Ciò che non abbiamo capito è che nel digitale avvengono due cose: il social learning e il digital storytelling. Partire da questi due concetti significa concettualizzare il digitale come tecnologia di comunità (cfr. Rivoltella, 2017, Tecnologie di comunità). Rivoltella fa un lavoro contro-intuitivo: proprio il digitale per le sue caratteristiche date da media mobili e applicazioni social è in grado di attivare e mantenere la connessione. Tendiamo sempre a pensare che il digitale porti all’isolamento sociale, ma al contrario si tratta di un modo “leggero” di entrare in relazione.

Un’altra importante suggestione quando si parla di digitale è il concetto di terzo spazio (cfr. Potter e McDougall, 2017, Digital Media, Culture and Education). Il terzo spazio si costruisce intorno a 3 idee principali, ovvero che le alfabetizzazioni sono dinamiche, i significati negoziabili e che l’apprendimento deve essere powerful per il soggetto.

Ma come possiamo trasformare la scuola in un terzo spazio? Ci sono 6 questioni principali di cui tenere conto nelle progettazioni.

1. Investire su pratiche di peer-to-peer e peer-tutoring che attivano processi di metariflessione e proattività;
2. Prediligere l’orientamento esperienziale: far fare esperienze è l’unico modo per imparare e far imparare;
3. Tenere alta la motivazione, ad esempio usando pratiche coinvolgenti come la gamification;
4. Far sperimentare il piacere del “fare insieme”;
5. Ibridare il digitale (che va utilizzato quando e se serve). Oggi il digitale è strumento di
autorialità: è necessario imparare non solo a essere lettori, ma anche autori responsabili;
6. Evitare una valutazione formalizzata. Questo è il punto in cui la scuola fatica maggiormente nell’attivazione dei terzi spazi, poiché la valutazione formalizzata è alla base dei sistemi scolastici”.

Qui è possibile consultare e scaricare la versione in pdf dell’Analysis Report La scuola che verrà. Ripensare la scuola nell’era post-Covid19, WeWorld, 2021

Per approfondire

Qui il link alla pagina Facebook di WeWorld, dove venerdì 21 maggio  è stata presentata anche l’ultima edizione del Rapporto Mai più invisibili. Indice 2021: donne, bambine e bambini in Italia ai tempi del Covid-19.  L’evento, inserito nel palinsesto dell’11° WeWorld Festival, ha visto la partecipazione di Elena Bonetti, Ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Cristina Grieco, Consigliera del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ed Elly Schlein, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.  

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