Educare al tempo dell’AI tra relazioni, nuovi linguaggi e responsabilità
di Angelo Bertolone
Sabato 18 ottobre 2025, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha ospitato la nuova edizione di “Parole a Scuola”, promossa da Parole O_Stili in collaborazione con UCSC e Istituto Giuseppe Toniolo.
Oltre duemila partecipanti, quaranta panel e più di centotrenta relatori hanno animato una giornata di formazione e confronto su temi centrali per la scuola e la società contemporanea.
Il vocabolario di partenza restituisce il senso profondo dell’edizione 2025: relazione, ascolto, responsabilità, pensiero critico, intelligenza artificiale, disconnessione, videogiochi, social, linguaggio, storytelling, benessere digitale.
Con questo articolo vogliamo ripercorrere l’evento Parole a Scuola 2025, restituendo una giornata che ha cercato di abitare la complessità, costruire legami e “dare forma al pensiero” attraverso le parole.
La mattinata si è aperta nell’Aula Magna dell’Università Cattolica con un dialogo denso e partecipato, che ha intrecciato visioni istituzionali, prospettive scientifiche e sguardi educativi.

La Professoressa Elena Beccalli, rettrice dell’Università Cattolica, ha inaugurato i lavori sottolineando il dovere formativo di accompagnare i giovani verso una comprensione critica e responsabile del mondo digitale.
Ha ricordato che
“È responsabilità di noi educatori formare i ragazzi al pensiero critico e non a cercare risposte banali”.
Per Beccalli,
“Una fetta significativa degli studenti ritiene l’intelligenza artificiale uno strumento fondamentale per lo studio. È un tema che ci sprona a riflettere su come ripensare le didattiche e su quali competenze servano per affrontare il futuro”.
Ha quindi invitato a coltivare la forza educativa del pensiero critico, ricordando che l’innovazione non può sostituire la dimensione etica, ma deve renderla più consapevole e condivisa.
Paola Frassinetti, Sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, ha richiamato la necessità di mantenere un equilibrio tra innovazione tecnologica e centralità del docente.
“Le parole – afferma Frassinetti – sono importanti. Con l’IA la parola chiave è responsabilità: un’opportunità che accompagna e supporta il docente, non che lo sostituisce”.
Ha ribadito che la sfida educativa non è solo tecnologica, ma profondamente umana, fondata sulla relazione e sulla capacità di guidare gli studenti in un uso critico e consapevole delle tecnologie.
Mariagrazia Fanchi, docente di Media Studies and Cultural History e direttrice dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’UCSC, ha invitato a ripensare la nostra percezione del digitale, sottolineando il rischio di muoversi in spazi informativi sempre più ristretti.
“Ma quali sono le domande che ci stanno incalzando? Quanto grande è lo specchio d’acqua dentro il quale stiamo nuotando? Non è l’oceano che noi pensiamo quando ragioniamo al digitale, ma se ci va bene è uno stagno o una pozzanghera dove ci hanno collocato gli algoritmi”.
Un invito a educare alla consapevolezza dell’ambiente mediale, ricordando che comprendere il digitale significa saper leggere la sua profondità nascosta, oltre la superficie algoritmica.
Rosy Russo, Presidente di Parole O_Stili e ideatrice del progetto Mi Assumo, nel suo intervento ha richiamato la necessità di una presenza educativa autentica, capace di restare accanto ai ragazzi e di condividere con loro domande e spazi di ascolto.
“I ragazzi hanno bisogno di qualcuno con cui specchiarsi e noi, tante volte, non siamo dall’altra parte”.
Russo ha invitato il mondo adulto, e in particolare la scuola, a coltivare una prossimità reale e simbolica, ricordando che i giovani non cercano soltanto risposte, ma relazioni significative.
Come ha sottolineato nel corso della plenaria,
“Le ragazze, i ragazzi e il grande utilizzo delle chat di AI lo dimostrano: fanno lì le domande che non riescono a fare a noi… quando forse basterebbe semplicemente stare”.
Un invito a ritrovare la presenza come forma di responsabilità educativa, capace di restituire alla parola il suo valore relazionale.
Emanuele Frontoni, ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-direttore del VRAI – Vision, Robotics & Artificial Intelligence Lab, ha posto l’accento sulla distanza generazionale che separa docenti e studenti rispetto alla cultura digitale.
“Non possiamo fare a meno di capire come funziona l’intelligenza artificiale” e per questo “abbiamo bisogno di concepirci come sperimentatori”.
Riportando la propria esperienza di ricerca, ha raccontato che
“Abbiamo analizzato più di 30.000 prompt di docenti della scuola primaria e secondaria: in media vengono usati 150 caratteri, meno di un SMS, che la generazione di oggi neanche sa cos’è”.
Frontoni ha evidenziato l’importanza di formare docenti capaci di sperimentare, per trasformare la conoscenza tecnologica in cultura educativa.
Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro e docente all’UCSC, ha chiuso la plenaria con una riflessione sul bisogno di relazione autentica che attraversa le giovani generazioni. Ha ricordato che l’educazione resta prima di tutto un atto di presenza e che la fragilità adulta è spesso la causa della distanza tra scuola e studenti:
“La radicalizzazione delle posizioni che vediamo nella politica è dovuta anche e soprattutto alle fragilità degli adulti.”
“Oggi i ragazzi sono espertissimi di relazioni e cercano una relazione autentica. La scuola è un ambito di relazione dove noi dobbiamo insegnare a vivere.”
“Gli apprendimenti oggi sono nel vuoto del sapere. Bisognerebbe insegnare a fare domande.”
Il suo intervento si è chiuso con un monito:
“Sappiate che non sono mai esistiti dei ragazzi così disposti a parlare con gli adulti”.
Un invito forte a mettersi in ascolto dei più giovani, per restituire alla scuola la sua funzione primaria: essere un luogo in cui poter crescere senza una netta distinzione dalla vita che ogni giorno vivono.
I contributi del CREMIT
Il CREMIT ha preso parte alla giornata con sei proposte formative — cinque panel e un laboratorio — dedicate ai linguaggi digitali, alla media education e all’uso responsabile dell’intelligenza artificiale nella didattica. Le sessioni hanno offerto un panorama articolato di temi e pratiche, in dialogo con la realtà scolastica contemporanea.
- “Stitch & Reel_ Conoscere i social per conoscere i tuoi alunni”
Con Eleonora Mazzotti (CREMIT UCSC), Adela Leka (TikTok Italia), Riccardo Pedicone ed Elena Rausa.
Il panel ha esplorato il ruolo dei social network come spazi di relazione e di costruzione identitaria tra gli adolescenti, interrogandosi su come insegnanti ed educatori possano “leggere” questi ambienti e dialogarvi in modo consapevole.
- “Disconnessione_ Una responsabilità digitale condivisa”
Con Simona Ferrari (CREMIT UCSC), Alessio Carciofi e Francesca Valla.
Dedicato al tema del benessere digitale, questo panel ha promosso una riflessione sulla necessità di coltivare pratiche di cura educativa e di responsabilità condivisa nelle comunità educanti.

- “Droppare_ E se i videogiochi fossero un’importante palestra educativa e di vita?”
Con Federica Pelizzari (CREMIT UCSC), Luigi Pellegrino, Marco Soranno e Francesco Toniolo.
Focus sulle potenzialità formative dei videogiochi, intesi non solo come intrattenimento, ma come ambienti di apprendimento, cooperazione e narrazione, in cui si attivano competenze trasversali.

- “Prompt_ Come costruire un uso responsabile dell’IA in classe e come spiegarla ai più piccoli”
Con Alessandra Carenzio (CREMIT UCSC), Daniele Barca e Daniela Di Donato.
Il panel si è concentrato su etica, creatività e cittadinanza digitale, proponendo un approccio all’intelligenza artificiale che la consideri strumento educativo e non mero mezzo tecnologico.
- “ChatGPT_ Come usare l’IA per preparare le attività didattiche per la scuola primaria”
Con Giorgia Mauri (CREMIT UCSC), Martina Franzo e Gaia Tedone.
Incentrato su strategie operative, questo incontro ha facilitato la progettazione di percorsi didattici inclusivi e innovativi che integrano l’IA nella quotidianità della scuola primaria.
- “Laboratorio IA_ Tra analogico e digitale: lo storytelling come forma di pensiero”
Con Angelo Bertolone e Alessandra Carenzio (CREMIT UCSC). Articolato in tre sessioni nell’arco della giornata, il laboratorio ha offerto ai docenti della scuola primaria un’esperienza intensa di sperimentazione, confronto e riflessione sull’uso dell’intelligenza artificiale come strumento narrativo e creativo.

Parole a Scuola 2025 ha lanciato un messaggio chiaro: educare oggi significa esserci, insieme. Significa condividere domande, linguaggi e strumenti per restituire senso alle parole e profondità alle relazioni. Significa abitare la complessità del mondo reale, senza semplificazioni né “retropie”. Una comunità educante si è riconosciuta, ancora una volta, nel desiderio di unire sapere e vita, intelligenza e cuore, umanità e tecnologia.
Attraverso i propri panel e laboratori, il CREMIT ha rinnovato il proprio impegno nel promuovere un’educazione ai media fondata sulla consapevolezza, sulla creatività e sulla responsabilità.






